Massimo Palma

(Roma, 1978) scrive, traduce e fa ricerca. Studioso del pensiero e della letteratura tedesca e francese del Novecento, ha scritto libri su Walter Benjamin, Eric Weil e Alexandre Kojève e i saggi "Foto di gruppo con servo e signore", e "I tuoi occhi come pietre. Trauma e memoria in W.G. Sebald, Paul Celan, Charlotte Salomon" (Castelvecchi 2017 e 2020). Ha tradotto e curato opere di Max Weber ("Economia e società", Donzelli 2003-2018), Walter Benjamin ("Senza scopo finale"; "Esperienza e povertà", Castelvecchi 2017 e 2018), Georges Bataille ("Piccole ricapitolazioni comiche", Aragno 2015), e Georg Heym ("Umbra vitae", Castelvecchi 2020). Come narratore ha pubblicato "Berlino Zoo Station" (Cooper 2012), "Happy Diaz" (Arcana 2015, Castelvecchi 2021), "Nico e le maree" (Castelvecchi 2019). "Movimento e stasi" (Industria & Letteratura 2021) è il suo primo libro di poesia.

Mossi

19/07/2021
Di Genova, forse perché non c’ero, mi interessa il fuori. Il fine delle confuse operazioni di Genova fu il controllo. Prendere il controllo della piazza, del movimento, di una generazione. Fermare, gestire.

Anne Carson, economia del rosso

02/03/2021
Del lutto si dà innanzitutto un’economia ‘privata’. È un fatto di economia lasciar andare i morti: «noi non li accompagniamo». È economia trattenerli qui, nominandoli. Spese, risparmi: lasciar andare, trattenere. Da questi

Libano, Kansas

09/02/2021
Domenica 7 febbraio uno spot lento, troppo lento, frattura la quiete urlante del Superbowl. Nella festa globale per il Trump decollato, nel peana all’eroe tragico Joe Biden rinato dall’ingiusto destino, il grande

Pietre, e fiori scelti

05/12/2020
Oltre ogni celebrazione, oltre ogni biografismo, quest’antologia mostra come la pietra celaniana ci interroghi proprio sul piano della lingua. Come esiga che la nostra lingua accetti di parlare nei suoi versi oggi.

A come Memoria

02/07/2020
Negli "Emigrati" (1992) e negli "Anelli di Saturno" (1995) Sebald ha tematizzato la memoria e il diritto-dovere di ricrearla, ma l’ha fatto inserendo deliberatamente la memoria in un’economia generale della distruzione.
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