Ricordo una frase di Elias Canetti che diceva che un potenziale assassino che veda dormire la sua vittima, una volta scoperta la…
(Verona, 1979) vive e lavora a Milano. La sua ricerca spazia fra la scultura e il video, e attraversa discipline di confine come le arti performative e quelle grafiche, l’architettura e il design, il cinema di ricerca o l’architettura, in una perpetua condizione magnetica e mutante. Nelle sue opere le caratteristiche storiche della scultura sono interrogate se non addirittura sovvertite, in un’incessante indagine sulla materia e sulle narrazioni. Il suo lavoro è stato esposto in musei e centri d’arte internazionali come il MAXXI di Roma, la Biennale di Sydney, Manifesta 7, la Biennale di Architettura di Venezia, il MOT di Tokyo, la Kunsthalle di Vienna e lo ZKM di Karlsruhe. Oltre a premi e mostre in importanti centri d’arte e musei ha pubblicato diversi libri tra cui “The effort took ist tools” (Argobooks 2008), “Luca Trevisani” (Silvana Editoriale 2009), “The art of Folding for young and old” (Cura Books 2012), “Water Ikebana” (Humboldt 2014), “Grand Hotel et des Palmes” (Nero 2015), “Via Roma 398. Palermo” (Humboldt 2018). Ha scritto sul lavoro, tra gli altri, di Francesco Lo Savio, Luca Vitone, Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Liam Gillick e Mark Manders.
Ricordo una frase di Elias Canetti che diceva che un potenziale assassino che veda dormire la sua vittima, una volta scoperta la…