Giovanni Papini

(Firenze 1881-1956) fu tra i protagonisti del movimento letterario, filosofico e politico, che ai primi del Novecento promosse da Firenze una profonda trasformazione del dibattito culturale e artistico italiano fondando, insieme a Giuseppe Prezzolini, le riviste “Leonardo” (1903) e “La Voce” (1908). Nel 1913 fondò “Lacerba” con Ardengo Soffici, rivista riferimento dei futuristi fiorentini. Tra le opere più note di quegli anni l’autobiografia letteraria “Un uomo finito” (1913). Studioso di filosofia e di religione, critico e polemista, narratore e poeta, frequentò l’ambiente intellettuale parigino dell’avanguardia dei primi del secolo dove conobbe tra gli atri Henri Bergson divenendo fra i primi in Italia a far conoscere il pragmatismo. Tra le sue opere filosofiche “Il crepuscolo dei filosofi” (1906). Racconti allegorici e fantastici furono pubblicati nelle raccolte “Il tragico quotidiano” (1906), “Il pilota cieco” (1907), “Parole e sangue” (1912), “Buffonate” (1914), oggi riunite in Giovanni Papini, “I racconti”, a cura di Raoul Bruni (Clichy 2022). Dopo la prima guerra mondiale Papini, in contrasto con il suo iniziale ateismo, si convertì alla fede cattolica, il cui primo frutto fu la “Storia di Cristo” (1921), che ebbe rapida e vasta fortuna, a cui seguirono numerosi altri scritti di ispirazione religiosa. Nella sua vasta e varia produzione si ricordano pure “Dante vivo” (1933), “Vita di Michelangiolo” (1949) e “Il diavolo” (1953).
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