Elogio dell’immaginazione

06/10/2023

Se c’è una cosa che David Graeber, nel suo breve passaggio su questa terra, ci ha insegnato a pensare è che nulla è esattamente come appare, non solo quando rivolgiamo il nostro sguardo verso il buon senso comune, con le sue certezze incrollabili, ma anche quando ci affidiamo ai concetti del pensiero critico con le sue non meno pericolose contro-certezze.

In un suo libro di qualche anno fa, L’utopia pirata di Libertalia, Graeber annunciava un lavoro teorico necessario (e che si riprometteva di portare a compimento in futuro, futuro che purtroppo gli è stato sottratto da una prematura scomparsa) grazie al quale si sarebbe finalmente messo in luce come fenomeni, giustamente decostruiti o decolonizzati nelle ultime decadi, quali l’Illuminismo, dovevano essere letti non tanto e non solo come espressioni del pensiero unico occidentale (con tutti i portati violenti e globalizzanti che questo portava con sé) ma anche come precipitati o concrezioni, già nella loro genesi, di ibridazione dovute a un occulto movimento di fusione fantasmatica di culture, saperi, civiltà.

Daniel Defoe, The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe of York, Mariner. Related by himself. With upwards of One Hundred Illustrations. London: Cassell, Petter, and Galpin, 1863-64. Scanned image by Philip V. Allingham.

L’antropologo americano mostrava, seppur ancora in nuce, come i leggendari regni egualitari dei pirati, tanto nei Caraibi quanto nell’isola malgascia, avevano suscitato, al tempo, forti curiosità nell’opinione pubblica europea. Daniel Defoe si era, ad esempio, fortemente interessato, in gioventù, alle gesta dei pirati e al loro inedito, se non inaudito, modo di vivere ispirato a un egualitarismo sconosciuto in Europa: assenza di un capo che non fosse eletto dall’insieme della comunità e sempre revocabile dalla stessa comunità; possibilità di impartire ordini, da parte del capo, solo nelle fasi di inseguimento o combattimento navale; collegialità delle decisioni; redistribuzione egualitaria dei bottini; contratti tra i membri della comunità senza alcuna legge vincolante al di fuori della libera collaborazione secondo principi di equità. Defoe rimase a tal punto colpito da un simile modello sociale da scrivere, dapprima, nel 1707, un’accorata difesa delle gesta del celeberrimo piarata Avery, leggendario fondatore dell’isola libertaria di Libertalia, e più tardi, nel 1724, sotto pseudonimo (anche se la paternità è ancora controversa), A General History of the Pyrates, che resta, a tutt’oggi, una delle fonti più autorevoli per la ricostruzione delle gesta dei pirati. Molte di queste gesta confluirono nei suoi romanzi, tra cui il celeberrimo Robinson Crosue; romanzi che ebbero sicuramente un’influenza decisiva su tanto di quel libero pensiero critico e filosofico che svilupperà, nei cinquant’anni successivi, l’idea di una umanità di eguali. L’Illuminismo darà, in fondo (questa la tesi di Graeber), una coerenza sistematica a una serie di idee e fantasmagorie che per alcuni decenni avevano viaggiato per l’Europa sotto forma di racconti, leggende e fantasticherie. Ma quei principi egualitari, di cui si favoleggiava nelle città europee, si erano sviluppati, per approssimazioni e fallimenti, e sicuramente in modo inaspettato, tra la fine del seicento e i primi decenni del settecento, in un mondo lontanissimo, in Madagascar e, in forma minore, nei Caraibi.

Quelle prime forme di egualitarismo e di democrazia dal basso erano, agli occhi di un suddito europeo, l’esperimento, esotico e affascinante, di una inaspettata ibridazione tra una cultura occidentale, portata in terre lontanissime da ammutinati e reietti provenienti da tutta Europa e non solo (sono documentate massicce presenze di ebrei yemeniti, mussulmani, caraiti, indiani, ecc.) e una cultura autoctona la cui una struttura sociale non conosceva forme gerarchiche come quelle allora dominanti negli stati europei. Da qui la loro novità stupefacente e il loro carattere leggendario, se non utopico. Un rappresentante della classe colta europea, formato sui testi del suo tempo e radicato nei costumi della sua società, non avrebbe potuto, quasi sicuramente, pensare una democrazia come quella che si affermò nel secolo successivo a Parigi e poi, lentamente, in tutto il continente se non passando da qualcosa di impensabile, da un immaginario altro e che rinviava ad altre dimensioni spazio-temporali (da qui anche il ritorno all’antico, ai Greci, di cui, Montesquieu, ne Lo spirito delle leggi, dirà: “i primi greci erano tutti pirati”). Fu, dunque, anche grazie a questa ibridazione tra culture e civiltà lontanissime tra loro, e alla sua circolazione fantasmatica in Europa, che nacque qualcosa di rivoluzionario come l’Illuminismo. Non a caso, il titolo originale dell’opera di Graeber era Pirate Enlightenment (il brutto vizio italiano di cambiare i titoli non ha fatto vittime solo nel cinema…).

David Graeber (1961-2020)

Quel che resta, per molti versi, impensato, al di là del caso specifico studiato da Graeber (destinato sicuramente a ripetersi, ad altre latitudini, con altri protagonisti e in altre forme, a maggior ragione in quest’epoca di globalizzazione), è comprendere non solo quanto ogni idea, così come ogni ideologia, sia frutto di infinite ibridazioni che vanno ben al di là del dominio della teoria pura e dell’astrazione intellettuale, ma anche rivalutare l’importanza della sfera dell’immaginario, della fantasmagoria, se non della fantasticheria, in quanto volani della trasformazione profonda della società. Se una società può trasformarsi radicalmente questo è perché gli individui sviluppano la capacità di immaginare nuove forme di vita, nuove forme sociali. E questa capacità si affina non certo attraverso lo studio dei dati o dei fatti, come vorrebbe il realismo politico contemporaneo, ma per mezzo di voli pindarici della fantasia. L’immaginazione agente, chiamiamola così, si genera attraverso tutte quelle immagini che nascono al di fuori dei processi commerciali, già sovradeterminati dalla sfera del profitto; nasce dalla fantascienza radicale alla Burroughs, alla Ballard o alla Dick; nasce nei sottofondi della cultura spettacolare; nelle raccolte dei poeti senza lettori e nei saggi dei critici antinomici; nasce nelle eresie e persino nelle parole o nelle immagini di qualche invisibile anacoreta. Nasce dove meno ce lo si aspetta, perché è oltre ogni attesa: pura apparizione in forma di immagine.

Una tale genesi di nuove verità in figura non è una fuga dal mondo delle parole verso quello delle immagini date (come pensano gli apologeti dell’odierno eclissarsi della sfera della parola a favore di una comunicazione per immagini, veicolata sulle grandi piattaforme planetarie). Ben lungi dall’esaurirsi in una tiktoktizzazione dell’esistente, questa rinascita in figure, come l’avrebbe chiamata un’anacoreta contemporanea quale Cristina Campo, può apparire quando l’iperproduzione di immagini predeterminate, diciamo pure ready-made, mostra il proprio limite, la propria natura mortifera e, in fondo, negatrice di ogni immaginazione. Solo quando l’immaginario del presente diventa asfissiante e noioso, deimmaginante, si dà realmente la possibilità di una ricomposizione inedita e inaudita dell’esistente in una nuova forma, in una nuova forma o figura di vita. Solo dai resti incombusti del falò delle immagini del presente sorge un nuovo immaginario, con le sue inedite figure.

Esiste, già oggi, tutto un immaginario che non vuole o non cerca né di riprodurre il sempre identico (l’immaginario prodotto serialmente e distribuito col solo fine di rinviare nella sfera del rimosso le contraddizioni sottostanti il luccichio di uno pseudo-mondo di immagini patinate), né di risolvere le contraddizioni reali del presente in una sintesi impossibile. Al contrario, questo immaginario agente, questo immaginario sovversivo, che si contrappone a quello passivo della produzione spettacolare, semplicemente abita le contraddizioni, portandole al loro parossismo. Le esaspera fino al loro esaurimento. Da questo esaurimento, dalla sua arida infertilità, nasce, impellente, l’esigenza di nuove immagini che lentamente ma inesorabilmente prendono forma, spesso perdendosi per poi ritrovarsi all’improvviso e senza mediazioni. In quell’istante, imprevisto e imprevedibile, la figura assume un senso nuovo e l’intera società – o quanto meno quella parte che ha creduto in quell’avvento – inizia a presagire che quel che fino a quel momento era stato solo un fantasma può divenire reale. Per chi non ha fede nell’insperato, nell’inaudito, nell’inimmaginabile, resta la narcolessia spettacolare. Per chi ha avuto fede, l’attesa di un nuovo mondo si staglia all’orizzonte.

Ciò di cui oggi ha più bisogno un’umanità rivoluzionaria – o, per non utilizzare parole pompose, diciamo semplicemente un’umanità che non ne può più di annegare nell’assenza di immaginazione del contemporaneo, che è, poi, assenza di un futuro in cui vivere una vita decente – è di attingere alle fonti di un immaginario che sia al di là dello spettacolo. Un immaginario che non contenga soluzioni già confezionate e, di conseguenza, già morte prima di nascere (come quelle dello spettacolo consumistico e consumeristico, con i suoi appaganti bisogni indotti e omicidi di ogni sfera di reale desiderio). Immagini e fantasmi capaci di generare quella necessaria inquietudine che porta con sé la possibilità, se non la necessità, di un altrove, di un nuovo mondo, da reinventare su basi totalmente altre.

Si dirà che, in fondo, non è altro che l’ennesima utopia. Sì, in parte è così. Ma, come ricordava Graeber, inserendolo a mo’ di esergo di un suo libro, “se non sei un utopista, sei un fesso”.

In copertina: manifesto per il film The Lobster, di Yorgos Lanthimos (2015)

Federico Ferrari

(Milano, 1969). Insegna Filosofia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra i suoi ultimi libri: “L’insieme vuoto. Per una pragmatica dell’immagine” (Johan & Levi, 2013), “L’anarca” (Mimesis, 2014; 2a ed. Sossella, 2023), “Oscillazioni” (SE, 2016), “Il silenzio dell’arte” (Sossella, 2021), “L’antinomia critica” (Sossella, 2023) e, con Jean-Luc Nancy, “Estasi” (Sossella, 2022).

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