Catalysi: cominciare, di nuovo

Domani 30 settembre 2023 inaugura a Cesena la seconda edizione del Festival Catalysi. Abbiamo rivolto qualche domanda a Claudia Castellucci, ideatrice del Festival, e Guillermo de Cabanyes, direttore.

GUIDO MANNUCCI: Questa sarà la seconda edizione di Catalysi: si tratta di nuovo di cominciare, di principiare. Per prima cosa, Claudia, cosa resta dell’esperienza dello scorso anno? Quali inneschi, quali energie e quali reazioni portate con voi in questa nuova edizione del festival?

CLAUDIA CASTELLUCCI: Quando si incomincia qualcosa di completamente nuovo può capitare di sbagliare. Forse lo sbaglio accompagna sempre i principianti. Forse dobbiamo provocare sbagli, se provocare significa non confidare troppo sull’esperienza e avventurarsi nel nuovo. Lo sbaglio poi va comunque convertito, al di là di ogni retorica dello sbaglio… Ad esempio, meglio non scrivere “II Edizione”, perché dovrebbe sempre essere la prima… Eppure… non possiamo sempre cominciare. A volte occorre fare con quello che si ha. A volte ciò che si ha è estremamente povero.

Allora si tratta di incominciare qualcos’altro. Il cominciamento è il filo conduttore, ma questo filo non è un cappio. I principi possono diventare sterili, e allora meglio affidarci allo sbaglio anche qui, sbaglio di principi. Meglio essere precisi rispetto al progetto che circonfonde questo festival: cercare chi si fa trovare, al di fuori del sistema dell’agibilità istituzionale. E se non si trovasse nessuno, bisogna essere fedeli al principio di catalisi, che è quello di provocare uno stato differente della sensibilità… dunque chiamando forze contrastanti, e paste abrasive, mettere insieme il raffinato e il grezzo – anche questo è interessante, nel vero senso della parola; il senso parrocchiale di ogni teatro d’avanguardia e le moltitudini indistinte. È una corsa contro il vento contrario, in fondo, un vento che ci mette in questione. In questi tempi, non amiamo le comodità: né fisiche, né morali. Immagine icastica di queste posizioni è la presentazione in Piazza del Popolo, a Cesena, che faremo di questo festival. Né più né meno che un comizio. Serio, e per niente ironico.

GM: Mi sembra che questo secondo appuntamento si carichi di una grande valenza non soltanto artistica ma anche simbolica, politica e sociale: il territorio di Cesena, infatti, è stato tra quelli pesantemente colpiti dall’alluvione di qualche mese fa e, in questo scenario, la vostra scelta di continuare, di ricominciare, di fare spazio e offrire spazio appare più che mai come un atto di resistenza. Quanto ha influito questo scenario sulle scelte di quest’anno? 

CC: L’alluvione ha aggravato una certa indifferenza già esistente da parte del Comune, il quale quest’anno non ha sostenuto neanche un po’ questo festival. Eravamo avviliti, ma abbiamo deciso di fare lo stesso il festival, seppure di un solo giorno, per non far morire nella culla un neonato. La Regione Emilia-Romagna ci ha sostenuto in extremis. Non si può pensare che un Festival di questo livello riusciamo a finanziarlo da soli. Il livello è alto, altissimo, per tutta la ricerca che ci sta dietro; per l’organizzazione che sostiene chi è fuori dai circuiti e che non può affrontare l’impervia burocrazia dell’agibilità; per la lunga preparazione tecnica che tutti i principianti assaggiano per la prima volta, anche bisognosi di imparare. Tutto questo esige sacrificio di tempo e denaro. Le due cose sono dette in ordine gerarchico e irreversibile.

GM: La prima edizione di Catalysi, Guillermo, è stata per te la prima esperienza da direttore artistico. Quest’anno il festival è concentrato in una sola giornata, una sorta di happening, un fulmine che però tiene al centro la volontà di scandagliare nelle periferie del sistema artistico, in una scena brulicante caratterizzata dalla libertà degli esordi: principiante tra principianti, cosa ha guidato le tue scelte? Quali esigenze e quali necessità hai intercettato? Cosa hai scoperto?

GUILLERMO de CABANYES: Penso che la mia risposta sia già contenuta nella tua domanda. Hai colto perfettamente il senso del mio tentativo ostinato di comprendere le cose più piccole e nascoste. Cerco di osservare e stare attento soprattutto alle emersioni più nuove, ma non c’è un criterio univoco che guidi la scelta dei progetti. Ogni lavoro porta con sé un mondo specifico. Quello che forse ho scoperto è come rendere questi mondi attraversabili fra loro, anche per contrasto.

GM: Quali linguaggi vedremo di più nell’edizione 2023? E quali le tematiche più esplorate?

GdC: La separazione dei linguaggi è spesso una necessità dettata dal mercato. In ogni caso il Festival Catalysi 2023 è composto da due installazioni performative, cinque performance, un dialogo audiovisivo, videoproiezioni e musica fino a notte fonda. Per quanto riguarda l’altra questione: non mi sono mosso cercando specificamente dei temi, ma ho incontrato dei lavori che, nella loro costruzione, evocano un’eco consonante a questo tentativo fulmineo.

Festival Catalysi 2023
ideato da Claudia Castellucci
diretto da Guillermo de Cabanyes
Teatro Comandini e Arena San Biagio, Cesena
30 settembre 2023
dalle 17 fino a notte fonda

In copertina: Barokthegreat, L’attacco del clone (performance); le immagini che accompagnano l’articolo sono elaborazioni grafiche di Pierpaolo Zimmermann.

Claudia Castellucci

Drammaturga. Ha fondato diverse scuole cicliche di movimento ritmico, le più importanti delle quali sono state Stoa e Mòra. Quest’ultima si è trasformata in una compagnia di danza. Ha fondato con Romeo Castellucci, Chiara Guidi e Paolo Guidi la Societas Raffaello Sanzio, una compagnia di teatro attiva fino al 2006. Si è formata al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nella sezione di Pittura, e da allora ha continuato a produrre arte. Nel 2014 fonda la Scuola Cònia, un corso estivo di Tecnica della rappresentazione, assieme ad altri docenti. Scrive e pubblica diversi testi di drammaturgia, di teoria della scena e di arte scolastica. Tra questi, "Setta. Scuola di tecnica drammatica" (Quodlibet 2015).

Guillermo de Cabanyes

Inizia la sua formazione a Madrid, da alcuni anni vive e lavora in Italia. Consegue la laurea magistrale in Teatro e Arti Performative presso l'Università IUAV di Venezia dove successivamente collabora come assistente per Arkadi Zaides e El Conde de Torrefiel. Nel 2019 completa il Corso di alta formazione dell’Istituto di Ricerca di Arte Applicata Societas. Nel 2020 frequenta il Master PACS - Arti Performative e Spazi Comunitari all’Università di Roma III. Tra il 2018 e il 2021 lavora come performer per alcune mostre di arte contemporanea e per il coreografo Michele Rizzo in Spooky Actions. Parallelamente, sviluppa anche progetti personali e collaborazioni in produzioni artistiche indipendenti. Dal 2019 è danzatore della Compagnia Mòra diretta da Claudia Castellucci e dal 2022 direttore artistico del Festival Catalysi a Cesena.

Guido Mannucci

Nato ad Atri (TE) nel 1988, attualmente lavora e studia a Milano.
Si laurea in Filosofia presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, si specializza in seguito in Estetica e Teorie dell’Immagine presso l’Università Statale di Milano. È attualmente studente del corso “Visual Studies” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
È regista teatrale, dramaturg, musicista e sound designer. La sua ricerca nel performativo si concentra sulle modalità di costruzione dell’immagine nell’ambito delle arti performative, sull’interazione transmediale del visivo e sui meccanismi interni alla relazione tra immagine e canone dello sguardo. Nel 2016 è tra i fondatori di Compagnia La Lucina, realtà attiva nelle arti performative, nel teatro e nella danza contemporanea.

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