Fino al prossimo 26 febbraio, il Mattatoio ospita la mostra fotografica William Klein ROMA Plinio De Martiis, un progetto espositivo a cura di Daniela Lancioni e Alessandra Mauro, promosso da Roma Culture e organizzato da Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione di Contrasto.
Il titolo pone al centro il punto d’incontro e di continuità (ma anche di separazione) tra i due artisti: Roma. Non una Roma da cartolina, né da catalogo o da set, perché Roma non si è mai fatta fondale e quando appare sulla pellicola lo fa da protagonista. Le oltre 60 fotografie – tutte in bianco e nero – ci accompagnano per le strade della città, attraverso un percorso umano, oltre che artistico, che si nutre della curiosità per la Roma di Cinecittà e il suo immaginario iconico, ma anche del coraggio di esplorare la marginalità come orizzonte.
Scomparso 94enne lo scorso 10 settembre, maestro della street photography e della fotografia di moda, William Klein arriva a Roma giovanissimo, nel 1956, con la prospettiva di collaborare come assistente con Federico Fellini sul set delle Notti di Cabiria. Ma niente va secondo i piani: l’entourage di Fellini è overbooked, i soldi mancano, i produttori latitano e il film viene rimandato. Poco male, perché sarà proprio questo stallo a tracciare i sentieri incrociati dell’incontro tra Klein e la capitale. «E io mi ritrovai a pensare: va bene, ho fatto un libro su New York, allora perché non farne uno anche su Roma?».

Insieme a Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Giangiacomo Feltrinelli e allo stesso Fellini fa il giro delle più belle piazze della Città, in mezzo al traffico di motorini che scorre immemore del suo passato imperiale. Percorre le periferie e raggiunge le spiagge di Ostia immerse nel solleone, dove i sorrisi aperti e gli sguardi scuri di giovani abbronzatissimi sembrano giurare che la guerra ormai è una cosa da potersi lasciare alle spalle. Le donne sono le matrone sedute a Piazza Santa Maria in Trastevere, opulente e fiere, come la tradizione che passando dalle loro mani dosa perfettamente gli ingredienti per soffritti raffinatissimi. Sono le fanciulle in fiore che marciano sui sampietrini, i capelli mossi e i nasi dritti. Sono quella che potrebbe essere la nonna di tutti: piena di grazia, nonostante il peso di una grossa cesta che tiene in equilibrio sulla testa, con un portamento e una maestria che non si sono mai visti su una passerella. Sono queste madonne tristi dall’aria greve e verace, fiere e dolenti in bilico su una Vespa. Le romane davanti all’obiettivo di Klein – che non fa niente per passare inosservato – sono contegnose e fresche, solenni e sfolgoranti, austere, scomposte, vivissime. Gli uomini hanno sempre un che di scarmigliato, anche quando, ben pettinati, si fasciano nei loro completi; o di meditabondo, anche quando quella leggerezza ironica, tutta romana, d’affrontare le ostilità e le incertezze si esibisce in una smorfia o un’occhiata volpina. La narrazione fotografica di Klein è la sublimazione del fatto che la tecnica è solo una componente, tra simmetria e composizione, irrompe ciò che è atteso, ma imprevisto, come un bambino che si slancia per colpire il pallone.

Tutte queste fotografie sono una selezione degli scatti più rappresentativi del libro Rome + Klein, pubblicato nel 1959 con i testi di Pier Paolo Pasolini e riedito da Contrasto nel 2009 in un’edizione ingrandita a cura dello stesso Klein. Eppure fra le due è forse la Roma di De Martiis quella più pasoliniana. Queste foto sono parte di una consistente raccolta risalente ai primi anni Cinquanta e donata dalle eredi, le figlie Caterina e Paola De Martiis, alla Fondazione Gramsci di Roma.

Leggendario come gallerista – porta in Italia gli americani dell’Action Painting e della Pop Art – e poco conosciuto come fotografo, Plinio De Martiis dà alla sua ricerca una decisa connotazione politica. Nel 1952 fonda, insieme a Caio Mario Garrubba, Franco Pinna e Nicola Sansone, il Collettivo Fotografi Associati, che sarà operativo solo per un anno. I soci erano legati dalla comune militanza nel partito comunista e a quegli ideali s’ispiravano non solo per la scelta dei contenuti politici e sociali della loro ricerca, ma anche per la gestione stessa del Collettivo in forma cooperativa.

In quegli anni scatta tra le borgate e le baracche del centro storico, a Tor di Nona, via dei Cappellari o Borgo Pio ed è il primo a spingersi fin lì per documentare come vive la gente. Queste immagini hanno la qualità del fotoreportage sociale; vediamo i poveri, gli sfollati, gli stracciaroli, i macellai del Mattatoio, i pendolari sulla linea circolare del tram, pensosi e stanchi di una stanchezza opaca a cui ci si arrende, e il riposo è una cosa dolce, anche sdraiati sulla cresta di rifiuti di una discarica. L’intento di De Martiis, sia chiaro, non è quello di romanticizzare la marginalità, eppure una certa leggerezza appare in queste immagini: quella dei panni stesi, quasi un tema all’interno di questa serie. Niente di più ordinario, eppure in questa biancheria possiamo leggere un’elegia della dignità e di ciò che più di tutto ci ricorda casa, perché è una bandiera piantata a segnalare e rivendicare la presenza. “Qui ci abitano”: è quello che qualunque passante pensa quando vede un filo col bucato appeso ad asciugare.

Tra La dolce vita e Una vita violenta, è questa la Roma in cui un romano può riconoscersi. Alla fine di questa sequenza di scatti e d’idee, di storie e di sguardi, si chiude un cerchio o forse si apre: una riflessione sul centro e sui centri, sulle periferie, sul mito e sulla quotidianità della Roma di oggi, ancora tanto ricca e tanto sporca. La Roma dei Papi, degli attori e dei palazzinari, Klein e De Martiis ce la raccontano tutta, ne guastano la magnificenza e ne magnificano gli elementi minimi. Proprio perché tra gli scarti e le rovine, tra gli stracci e gli acquedotti, troviamo non ciò che è inutile, ma ciò che resiste.
William Klein ROMA Plinio De Martiis
a cura di Daniela Lancioni e Alessandra Mauro
Roma, MACRO Pelanda, padiglione 9 A
Fino al 26 febbraio 2023
In copertina: Capellona + Tram, Roma, 1956 © foto William Klein