Caro Andrea,

la cartolina che ti avevo promesso dal luogo che non esiste è andata perduta. Così, ho deciso di scriverti da un tempo che è stato già scritto. Oggi mi sento come colei che ritornando a vivere dopo una morte apparente non trova le parole per descrivere quell’esperienza. Sull’orlo del linguaggio, sono nel corpo di mia figlia.

«A Paestum esiste una tomba, conosciuta come Tomba del Tuffatore. Sulla lastra di copertura è raffigurato un uomo nudo, sospeso in aria, che si tuffa in uno specchio d’acqua. Si tuffa per raggiungere la voce non ancora voce, la voce prima del corpo. Ogni poesia è l’iscrizione del tuffo nella parola. È trattenere il respiro fino alla morte.

Forse ciò che ci spinge oltre i confini della parola è soltanto l’illusione di poter farne a meno. Ma a quale costo! Il respiro rimane irrespirabile. Il corpo resiste. In ore come queste, provo a varcare la soglia. Lascio che il mio corpo sia nelle mani di un altro uomo. Chiedo al destino di non parlarmi.

Ieri finalmente ho ritrovato il manoscritto del silenzio.»

A un presto,

Domenico

Domenico Brancale

(1976) poeta e performer. Da anni collabora con la Galerie Bordas ed è uno dei curatori della collana di poesia straniera “Le Meteore”. Ha pubblicato i libri di poesia: "L’ossario del sole" (Passigli, 2007), "Controre" (Effigie, 2013), "incerti umani" (Passigli, 2013) e "Per diverse ragioni" (Passigli, 2017). Ha curato il libro "Cristina Campo In immagini e parole" e tradotto Cioran, John Giorno, Michaux, Claude Royet-Journoud e Giacinto Scelsi.

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