Golfo dei Poeti

22/08/2022

Cara Antinomie, 

è sabato 23 luglio e ti scrivo dal porto di quel museo a cielo aperto e mare chiuso che è La Spezia, un museo futurista e liberteggiante. Sono le nove, il sole non è ancora tramontato e con me c’è Rita, che rapita disegna in uno dei suoi quaderni dai mille segreti, come li chiamiamo noi. Oggi ce ne siamo stati a mollo tra le rocce di Tellaro – borgo che pare scalpellato col bulino – e adesso ci ritroviamo immersi nei rispettivi pensieri e segni in un bar di fronte al molo. 

Colpisce ambedue, tra le barche ormeggiate, l’ecatombe di meduse. Ubbidienti a un oscuro richiamo, le osserviamo con insistenza. L’iridescenza resiste alla morte. Le parole si cercano l’un l’altra: acqua viva sporcizia veleno carcassa deriva naufragio contatto bruciante tentacoli serpenti vista pietra scudo orrore sopportare trasfigurare fulgore. 

Ieri, nella Sala delle Polene del Museo Tecnico Navale, ci siamo imbattuti in Atalanta, l’unica polena antropomorfa senza nave certa, avvistata nel 1868 dai marinai della Cannoniera Veloce che, in principio, la scambiarono per una naufraga alla deriva nell’Oceano Atlantico. Probabilmente appartenuta a un mercantile nordico, è stata ribattezzata Atalanta – come la vergine cacciatrice della mitologia greca – per la postura di chi è pronta a scattare. 

Atalanta – col puntuto capezzolo destro in bella vista – è una polena maledetta. Si tramanda che a fissarla a lungo s’impazzisca. Sono almeno tre le vittime acclarate che per lei hanno perso la vita oltre alla testa. Sentendosi non ricambiato, un custode del Museo s’ammazzò, lanciandosi da una torre o impiccandosi a seconda delle fonti. Il falegname cui fu affidata per il restauro, per la medesima ragione, si pugnalò al cuore. Durante l’Occupazione, un ufficiale della Wermacht fu rinvenuto esanime con la Luger d’ordinanza in mano, dopo aver trafugato Atalanta nella propria abitazione.

Oggi l’avventore non dovrebbe correre grossi rischi. La naufraga è collocata in modo tale che tocca guardarla dal basso verso l’alto. È così scongiurato il contatto frontale con gli occhi spupillati della medusea, col suo sguardo fatale.

Ti saluto, Antinomie, ci rivediamo a settembre con nuove malìe, JC

Immagine: Meduse, 2022 ©Jonny Costantino

Jonny Costantino

è scrittore e cineasta. Libri recenti: "Ultraporno" (2021), "La mano bruciata. Scrittori, pittori, elezioni" (2021), "Un uomo con la guerra dentro. Vita disastrata ed epica di Sterling Hayden: navigatore attore traditore scrittore alcolista" (2020), "Nella grande sconfitta c’è la grande umanità" (con Michael Fitzgerald, 2020), "Mal di fuoco" (2016). Tra i film realizzati con Fabio Badolato (insieme sono la BaCo Productions): "Sbundo" (2020), "La lucina" (2018), "Il firmamento" (2012), "Beira Mar" (2010), "Le Corbusier in Calabria" (2009), "Jazz Confusion" (2006). Nel 2009 ha fondato le riviste "Rifrazioni. Dal cinema all’oltre" e "Rivista". Attualmente è redattore del "Primo amore" e collabora con "Antinomie". Insegna "Regia: poetiche e pratiche del cinema" presso la Scuola d'Arte Cinematografica Florestano Vancini a Ferrara e vive a Bologna.

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