Dalla torre

16/08/2022

Ti scrivo da una scrivania – che naturalmente non è la mia. Potrei anzi già chiamarla scrittoio o scriptorium – secondo l’uso medievale –, potrebbe persino trattarsi di una cella perché sto ripetendo il disegno delle lettere senza che qui si abbia una qualche pretesa di direzione o di destino; ma sarei più certo a dirmi in uno studiolo, dove la scrittura si accompagna a una clessidra, ad alcuni libri illustrati e a un teschio che mi fissa (o forse è uno specchio), ma quel che più mi convince è questo ammasso di cose che vengono da terre e tempi lontani e che mi dicono: “Sei in un luogo della coincidenza”; e io ci credo perché in luoghi come questo sembrano avere inizio le belle storie, o fine. Qui per un attimo mi è parso di vedere una delle figlie di Mnemosine. Credimi, nulla di assurdo: non perché sia qui a questa scrivania che, bada, non è la mia, ma perché so che a volte le Muse sono nelle opere del passato, quelle che restano e quelle che si ripetono. Allora mi sono chiesto, per l’estate: perché non cercarle? E dove se non qui, in questo luogo dello studio e della creazione, della meditazione e della masturbazione; insomma in questo secretum angulum pro solitudine?

Immagine: Jan van Eyck, San Girolamo nello studio, 1442 (particolare)

Valerio Abate

(Lugano, 1994) ha studiato Arti visive all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e all'Universität der Künste di Berlino. Dal 2019 scrive per il Canale Cultura della RSI (Radiotelevisione della Svizzera italiana). Nel 2022 ha concluso la formazione annuale in drammaturgia Luminanza. Dal 2023 insegna Arti visive nel liceo di Mendrisio (CH). Dal 2016 espone tra Italia, Svizzera e Germania – il suo lavoro, in pittura, scrittura e scultura, ruota attorno alla distinzione tra figura e sfondo indagando temi quali il tempo, la morte, la soglia e il sacro in una prospettiva etica e poetica.

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