“Stonehenge’s gardener mowing the grass” è stata scattata intorno al 1955.
Mi piacerebbe averla trovata incorniciata alle pareti di in un negozietto di Pimlico, ma la verità è che l’ho scoperta grazie a Stephen Ellcock, iconografo e curatore di un “cabinet of wonders” online, uno di quei personaggi misteriosi e stranamente intimi grazie ai quali Facebook e Instagram rimangono a conti fatti luoghi che vale la pena frequentare.
Non se ne trovano riproduzioni in vendita e non si sa chi l’abbia scattata (una certa Barbara Maddrell, forse, sembrerebbe cercando meglio in rete tra i pochi siti in cui compare, ma Ellcock non lo precisa e figuriamoci se mi azzardo io). Ci dobbiamo accontentare di guardarcelo qui sopra, il giardiniere di Stonehenge, grande come un post-it, meticoloso e insieme distratto tra le sue rovine.
L’ho scelta come cartolina per l’estate perché è così che mi piacerebbe passare il tempo libero (e forse semplicemente il tempo): operosa e al tempo stesso irrimediabilmente altrove, custode di quello che è stato e rivolta a quello che sarà.