Caro Ettore,
scatto questa foto poco prima del buio, quando il sole s’inclina e le ombre sono lunghe, in quel momento in cui la Majella si perde nel cielo e diventa una linea azzurra. Quando la luce e i colori giocano così, io ti vedo.
Per anni ho vissuto questi luoghi con insofferenza. Tutto era così immobile che la vita sembrava sempre scorrere altrove e io sempre lontano, da un’altra parte. Adesso, quando torno nel paese in cui sono nato e cresciuto, qui nel nostro Abruzzo, mi esercito a guardare le cose coi tuoi occhi. Alle volte basta una nuvola che passa e, d’improvviso, la luce si attenua, i volumi mutano, le atmosfere s’incantano… La storia del nostro cielo è una storia immobile che racconta per giorni e giorni lo stesso azzurro, ma per bucarlo questo cielo basta girare lo sguardo verso la linea che lo fissa al mare e, allora, lo spazio respira, si dilata fino a raggiungere l’infinito.
Mi hanno insegnato che bisogna amare i morti e i neonati. Per questo anche se non puoi più ricevere questa cartolina, la invio lo stesso a te e a tutte le persone dallo sguardo gentile.
Guido