«Credo che l’artista debba parlare della società in cui vive, l’arte non ha più una funzione illustrativa». Per Eugenio Tibaldi, classe 1977, l’arte non può svincolarsi da una responsabilità antropologica e sociale, che lo ha portato a lavorare in contesti difficili e periferici, come l’hinterland napoletano, che Tibaldi ha riletto attraverso installazioni complesse e articolate. Una convinzione radicata che lo ha portato a rispondere all’invito di Angel Moya Garcia di immaginare un progetto per la Tenuta dello Scompiglio, arrivato in piena pandemia, con la mostra Architetture dell’isolamento.
Ossessioni domestiche
«Il progetto è nato durante il primo lockdown, quando non sapevo cosa fare in un momento di blocco totale», spiega Tibaldi. «Ho pensato che avrei potuto cambiare casa, e ho avvisato il proprietario che avrei lasciato l’appartamento di Torino dove vivevo da anni con la mia famiglia». Il padrone di casa cerca di dissuaderlo, poi gli propone un altro appartamento di sua proprietà, chiuso e sfitto da molto tempo. L’artista si reca a visitarlo e si trova davanti una situazione inquietante e ossessiva: l’ultimo inquilino era un professore di storia che aveva accumulato, oltre a 7000 libri, un’impressionante quantità di oggetti, che gli avevano tenuto compagnia nel corso del progressivo isolamento dal mondo esterno durante gli ultimi dieci anni della sua vita. «Era ossessionato dalla guerra, e aveva collezionato materiali che gli ricordavano situazioni militari, come migliaia di soldatini e materiali bellici in miniatura, dai carri armati ai missili di plastica», aggiunge Tibaldi, Ma non solo: nell’appartamento erano conservate anche raccolte di alberi genealogici, foto di gatti, conchiglie e videocassette VHS, collezionate e accumulate per anni.

Isolamento come condizione creativa
La mostra si apre con l’installazione Architetture dell’isolamento 01 (2021), una sorta di ambiente prefabbricato letteralmente invaso dagli oggetti e concepito come una sorta di soglia esperienziale, dove il visitatore viene introdotto in uno spazio in penombra di carattere immersivo, da percorrere fino in fondo per raggiungere la sala centrale, l’effettivo cuore della mostra. Qui le ossessioni del professore si incrociano con quelle dell’artista, e questa unione prende forma nell’opera Symposium (2021), concepita come una sorta di raduno di centinaia di sagome di uccelli di carta, ritagliate dall’artista intorno a una sedia adorna di alcuni rami secchi dove sono fissate altre sagome, provenienti dal testo di François-Nicolas Martinet Storia Naturale degli Uccelli, pubblicato a Piacenza tra il 1813 e il 1815.

La mania del bibliofilo domina anche Isolation landscape 01 (2021), uno scaffale-libreria in legno proveniente dall’appartamento del professore, dove sono allineati libri e romanzi – quasi tutti di argomento bellico – dove l’artista ha posizionato una sciabola infilzata in un lato, che sorregge una camicia bianca da smoking, tappezzata di medaglie militari. Sul retro del mobile Tibaldi ha scolpito l’interno dei libri in modo da raffigurare una montagna, elemento simbolico legato alla conoscenza, in una sorta di archeologia del sapere.

Castelli fallocratici
Un’intera parete è occupata dall’opera Democratization of the human defect 01/199 (2021), legata alla rappresentazione del potere tra ricchezza e sessualità orchestrata dall’artista. Si tratta di una serie di 199 incisioni di castelli di proprietà dei Savoia in Piemonte, eseguite dal vedutista Enrico Gonin su commissione dei Savoia tra il 1840 al 1860. Qui Tibaldi ha utilizzato un’edizione del 1937, dove ogni immagine è stata arricchita da dildo e altri strumenti di piacere, dipinti ad acquarello con colori sgargianti, per dare vita ad una sorta di enciclopedia dell’erotismo artificiale, dedicata a una sorta di ironica e provocatoria fallocrazia sabauda.
Finestra sul mondo
L’installazione Isolation landscape 02 (2021) è una stanza semibuia occupata da una grande panca dove sono appoggiate le enciclopedie Treccani prelevate dall’appartamento e scolpite come un paesaggio montuoso, che riproduce le Alpi viste dalla finestra della casa, illuminate in modo tale da proiettare le loro ombre sulle pareti. «La vista sulle montagne era l’unica visione del mondo esterno che il professore si concedeva», sottolinea Tibaldi , che con quest’opera allude alla costruzione mentale scaturita dall’isolamento come momento di allucinazione creativa: una sorta di telescopio mentale per osservare la realtà da una posizione eremitica e solitaria, che porta l’individuo a creare un mondo nel mondo, sottraendosi alla vita sociale ma accumulando una serie di oggetti-feticcio che sostituiscono gli esseri umani e i loro affetti.

Creatore di paesaggi
L’opera Landscape creator (2021) è composta da un filo sospeso che sorregge venti calici di vino rosso, in ricordo del gesto del professore che dopo aver bevuto richiudeva i bicchieri non lavati nella cristalliera. Quest’azione ripetuta e metodica collega idealmente il lavoro all’installazione Sunday Lunch (2021), composta da 250 bicchieri incastrati tra i rami e le foglie di un albero nel parco dello Scompiglio, in maniera del tutto inaspettata: un ponte tra interno ed esterno, cultura e natura, ossessione e libertà.

Casa occupata
Come nella prima raccolta di racconti Bestiario, pubblicata da Julio Cortázar nel 1951, lo spazio domestico si popola di fantasmi prodotti dalla mente, ai quali Cortázar attribuisce sembianze diverse. Secondo un procedimento di carattere narrativo, in Architetture dell’isolamento Tibaldi ci obbliga a confrontare le nostre ossessioni personali con il proprio immaginario, creando un cortocircuito spazio-temporale di notevole efficacia e consapevolezza.
Eugenio Tibaldi
Architetture dell’isolamento
a cura di Angel Moya Garcia
Capannori (LU), Tenuta Dello Scompiglio
Fino al 30 gennaio 2022
In copertina: Eugenio Tibaldi, Isolation landscape 02, 2021, enciclopedie scolpite, luce, cm 300x100x200 – courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio ph. Lorenzo Morandi