La rima dirime, della quale per la cortesia dell’autrice si presenta qui un estratto, è la quinta delle sei sezioni che compongono il nuovo libro di Antonella Bukovaz, casadolcecasa_domljubidom (Miraggi 2021): davvero un catalogo delle «sé possibili» di quest’autrice multiforme anche in senso linguistico. I suoi versi sono infatti accompagnati, a fronte, dalle traduzioni in sloveno di Monika Lazar, Veronika Simoniti, Dušanka Zabukovec, Alenka Jovanovski e Marko Ipavec. Le cantilenanti prose pseudo-diaristiche della Rima dirime, invece, si presentano monolingui (perché ogni «rima» scava già, nella lingua, un’altra lingua?); ma sono intercalate dai suoi sorprendenti disegni metalinguistici. Così Antonella, in tanti sensi anima di frontiera, si conferma scrittrice sempre Al Limite: sempre capace di portarci per mano, col suo sorriso spietato e imperturbabile, da un’Altra Parte.
A.C.

030117
43 a ben guardare gli specchi sono vecchi figli di molti traslochi tradiscono vigliacchi i nostri ridicoli salamelecchi al destino progetti fiacchi trucchi impossibili distacchi barocchi scherzi prevedibili e occhi insufficienti e li senti i rintocchi? e noi nella vita sciocchi per restare coerenti picchi pochi!
080117
44 brucia il male oscuro nella liturgia di una luminosa Epifania i rossi e i blu sono crocevia di risvegli in balia di una leggera necessaria fantasia che rischiara la foschia e si apre una via una meravigliosa grazia ierofania del dono lanciato al fuoco all’armonia della resa e sia quel che sia
300317
45 ti vergogni della tua malinconia? sei in balia della tua autonomia? chiami amore un’avaria qualunque? vuoi l’anestesia? la frenesia dei sensi la scambi con una diplomatica agonia? la gelosia la senti claustrofobia dei sensi? ospiti una moria di ricordi? credi esista una qualche garanzia? è troppo imprecisa la fantasia della tua biancheria? qualcuno faccia l’autopsia alla nostalgia! trovi il danno l’eresia! ci sarà qualcuno che sappia condurre la liturgia lungo il cavalcavia di una salvifica poesia! ci salvi tutti dalla bizzarria della morte apparente qualcuno ci sarà in questa osteria – no?

040417
46 di cosa imprecisa sconto meraviglia germoglia in me una chiarità che s’impiglia e scompiglia l’aria della boscaglia che solitamente mi imbriglia e mi sento figlia del resto una cosa che sbaglia e nel silenzio del dormiveglia nasce luminosa una voglia che veglia che a niente assomiglia imperfetta tenaglia dei sensi ordinata cianfrusaglia come nave in bottiglia
050417
47 da sempre si narra che sottoterra scorra tra le pietre una materia azzurra che ai piedi sussurra e sale e dirama e ti afferra la testa-zavorra la taglia con un colpo secco di scimitarra e toglie la sbarra alla strada alla vita bizzarra
130417
48 ti prego non dirmi chi sei – sei lui? sei lei? fammi giocare nei tuoi corridoi io sono il pensiero sono gli addii i balbettii poi mi dirai come mai ti piacciono i nodi scorsoi come mai collezioni trofei non tuoi fammi immaginare che sei colui di cui non mi innamorai mai o colei che ha piaceri solo clitoridei o sei gli dei lassù che mi mettono sempre nei guai vuoi o non vuoi siamo epicurei ma sono tempi bui per cui vorrei non sapere chi sei in questo viavai di babbei

140417
49 caro amico io impreco e te lo dico il tuo è un gioco cieco uno spreco il volo ubriaco di un angelo in crisi di panico l’eco antico di un fuoco la tua è una vita pressapoco infilato in un buco da cui guardi di sbieco il tempo caduco e rimiri il tuo ombelico culli un opaco sentimento eunuco e ti senti pure fico
240517
50 nelle zone insane delle cantine della ragione con parole divine mi nascondo le verità lontane e vicine compilo con quel che mi rimane il copione delle realtà e mi cullano serene le puttane regine della volontà come sirene che pubblicizzano le moine umane e l’esibizione delle endorfine sul confine del burrone e delle mattine dove appare una rosa ma colgo le spine
250517
51 mi sono divertita alla tua battuta ho riso mi è piaciuta una boccata di aria pulita alla cicuta sei brava sono ammirata hai una lingua fiorita viaggi ad alta quota davvero non sono adirata! è vero però che sono invecchiata e mi diverte ogni cazzata

300517
52 conosco un uomo che è l’umanità intera è un gentiluomo assoluto lo amo come amo il grumo della poesia che ricamo e che lui recita a memoria mentre parliamo ci sono ricordi intorno a cui gemo ma lui è il presente antico per cui fremo e riassumo e premo e quando stiamo insieme niente più temo celebriamo l’attimo col cardamomo il bisogno primo l’occhio polifemo domani moriremo pulendo un giardino come atto supremo
100817
53 se funziona la rabbia non lo so più mi sembra una gabbia una fibbia che stringe e annebbia snobba i sapori quantici dei quark di Rubbia investe il campo della mia attesa come una mietitrebbia se abbia o non abbia i fendinebbia non lo so ma è indubbia la raccolta di qualche ramo di robbia ora parto cosa c’è nella valigia? sabbia
260817
54 raccolgo frammenti giganti come rinoceronti li ripongo ancora ardenti mi scosto cerco di fare i conti con amanti assenti istanti defunti orizzonti indifferenti momenti furenti e ricordi finti labirinti provocanti clienti indecenti e tanti tanti sentimenti mancanti e violenti vorrei metterli via come pianti o racconti divertenti e passare più avanti ponti e labirinti verso fonti di altri argomenti dentro correnti senza confronti con venti d’incanti e denudamenti essere nuova di nuovi istinti

050917
55 l’assenzio dopo un po’ stanca è una gioia monca stronca le papille spalanca i palmi delle mani i villi intestinali tronca i ricordi li getta nella calca delle nostalgie imbianca il pervinca del sogno che facevi quando bianca dormivi e urlavi quanto ti manca
061117
56 sorvolo sullo sfacelo mi tengo stretta e consolo succhiando un bocciolo d’asfodelo il mio canto è un volo inutile un assolo al vangelo all’utile è cosmetico velo è il mio regalo al prato del carmelo un raviolo al mentolo uno squalo nel cielo un cannolo al tritolo è un ghiacciolo al vaffanculo
311217
57 sarà un inno nel cuore blu egizio del capodanno loderò il fuoco un tintinno nel tempo che farà cenno al sonno e schiere arriveranno di salamandre fioriranno col senno in fiamme senza danno e senza inganno tra alte strida e un po’ d’affanno loro lo sanno che io tentenno e d’un fiato m’impenno allora accenno: buon anno!
230118
58 mi sveglio veloce e tra uno sbadiglio e l’altro sparpaglio sul foglio il rimasuglio del mio risveglio e in questo assomiglio a un germoglio nato sul ciglio di una strada in salita poi nel garbuglio del mattino prego il dio di ogni sbaglio di stare al mio fianco come un figlio così posso distrarmi nel guazzabuglio vermiglio delle ore mentre lui nel dettaglio apparecchia il giorno per cogliermi in fallo e invece io raglio
130218
59 al mio cuore spiego che dipende dal nervo vago ma nulla da fare non lo piego insiste a fare il drago e anche se lo prego o lo castigo mi dice gira al largo non ti amo! ma so che è uno sfogo che mina me virago poi ripiego su un versante più distratto lo drogo e lo frugo esalo vampate africane cerco il luogo adatto per farne un rogo lo imbrago lo isso lo chiudo nel frigo ma lui ambiguo coccodrillo continua a fare il figo

120518
60 scuoiare ogni desiderio è necessario sai? emerge il contrario e maestoso è l’amarsi itinerario nel putiferio dei luoghi nell’obitorio del criterio abbandonarsi al cauterio nel corpo transitorio petali a bizzeffe cadono nel delirio dell’inutile immaginario che del purgatorio fa prontuario per la vergogna e noi si cade e si cade e si cade lungo il calvario indecente del divario tra refrigerio e ostinato sudario come fosse imprevisto il martirio nel tugurio dello spreco dell’atto solitario
240818
61 la casa sottosopra è un bel casino mi emoziono guardando al raduno così umano delle cose in tentativo bizantino le guardo dal divano mi abbandono come un osceno Caino sul cuscino al veleno ballerino dei ricordi che il trasloco scoperchia ne fa magazzino in stile zigano che poi se sbrano la ragione ogni trasloco ha un che di freudiano un festino per l’Io sono un dono divino un rito pagano
281219
62 amò la frigidità del dire mediocrità senza senso tra un caffè e un cioè ballò con tutta la tribù alla luce dei falò senza curiosità dei gesti l’età lo rincorse come fosse oscurità mai si chiese il perché del lassù e del laggiù finché la sacralità di un bignè lo svegliò lunedì si alzò chiamò un tassì e se ne andò
240720
63 il gioco non è mai uno scherzo mai troppo mai troppo poco mai spreco rito antico per stare nel fuoco e partorire un brillante geco dico e invoco e impreco cedo al riso placo le carni col dito circumnavigo il mio ombelico sono il macaco ubriaco di un volo cieco e gioco gioco
011120
64 soffro d’insonnia e soffro ancor più il corso del dibattimento in corso mi era parso arrivare al cuore del discorso ma sbagliavo e mi darei un morso perché il senso era diverso e poi è scomparso trascorso un po’ di tempo risolto il rimorso sotto il cielo terso corro in soccorso di chi nel verso cerca sempre l’universo