Inattualità del Battesimo. Arte cristiana e secolarizzazione

Crisi del Battesimo, oppure trionfo? Negli ultimi anni si è sentito più volte parlare di un calo del numero dei battezzati, così come di una crisi delle forme sacramentali della religione cattolica. Eppure il Battesimo è più presente che mai, quantomeno in modo indiretto, implicito, come figura efficace e ben radicata nel nostro immaginario, termine di confronto per riflettere sul rapporto tra individuo e comunità, tra l’immanenza della vita e i sistemi d’iscrizione comunitaria.

In uno degli ultimi, discussi e contestati, contributi sulla pandemia e sulle trasformazioni epocali legate alla governance biopolitica, Giorgio Agamben ha introdotto un esplicito accostamento tra la pratica della vaccinazione e quella del battesimo cristiano: «La sola identità di questa vita fluttuante fra la malattia e la salute è di essere il destinatario del tampone e del vaccino, che, come il battesimo di una nuova religione, definiscono la figura rovesciata di quella che un tempo si chiamava cittadinanza. Battesimo non più indelebile, ma necessariamente provvisorio e rinnovabile, perché il neo-cittadino, che dovrà sempre esibirne il certificato, non ha più diritti inalienabili e indecidibili, ma solo obblighi che devono esser incessantemente decisi e aggiornati». Si tratta di un accostamento audace e discutibile – come tutti quelli proposti dal filosofo italiano nel corso degli ultimi anni e, soprattutto, degli ultimi mesi – eppure interessante nella misura in cui ci invita a riflettere sulla secolarizzazione delle forme rituali della religione cristiana, ma anche e soprattutto sulla fortuna postuma delle sue configurazioni visuali, insomma, sull’inattualità del Battesimo.

L’uscita per Jaca Book del libro di François Bœspflug ed Emanuela Fogliadini, Il battesimo di Cristo nell’arte, si colloca all’interno di tale contesto e lo fa mettendo a disposizione delle lettrici e dei lettori un repertorio iconografico vasto ed eterogeneo, che spazia dall’arte delle catacombe alla produzione contemporanea. Come nei precedenti volumi dei due autori usciti per Jaca Book (dedicati all’Annunciazione, alla Natività, alla Fuga in Egitto, alla Risurrezione, etc.), si tratta di un’opera illustrata di grande formato; un volume espressamente mirato a colmare una lacuna editoriale, offrendo una panoramica sul tema iconografico in questione.

Attraverso una breve introduzione, i due autori ricostruiscono le fonti del Battesimo di Cristo (Mt. 3, 13-17, Mc. 1, 9-11, Lc. 3, 21-22, Gv. 1, 29-34), esplicitando l’approccio storico-artistico e teologico che caratterizza l’intero libro: «il lettore si renderà presto conto che, nella descrizione e nell’interpretazione delle opere selezionate, la nostra attenzione si è concentrata in via prioritaria su un certo numero di elemento costituitivi».

Menologio di Basilio II, X secolo

Il primo aspetto messo in evidenza dagli autori riguarda il carattere semplice e spoglio della situazione narrativa e delle configurazioni pre-iconografiche: un fiume, due attori e una qualche forma di manifestazione della divinità. Passando a un livello di lettura iconografico e iconologico, Bœspflug e Fogliadini si concentrano dunque sulla figura di Giovanni Battista, spesso rappresentato come un adulto che battezza un Gesù giovanissimo, sebbene la differenza di età tra i due fosse di pochi mesi.

Quanto all’ambientazione, se nelle prime rappresentazioni la figura di Cristo si trova immersa nel fiume Giordano, l’iconografia bizantina tenderà a produrre personificazioni del fiume, mentre in ambito occidentale si affermerà progressivamente un’immagine del torrente in secca. Un ulteriore distinguo emerge dunque tra le forme della tradizione Occidentale e quella Orientale, dove nella prima si assiste all’aspersione del capo di Cristo con l’aiuto di una ciotola, mentre nella seconda si verifica l’impositio manus, ovvero l’avvicinamento della mano destra del Battista al volto di Cristo. Come invitano a osservare i due autori, si tratta di uno scarto apparentemente minuto, eppure capace di esprimere il diverso peso istituzionale della Chiesa Romana rispetto a quella Ortodossa. Con il passare dei secoli si assiste dunque all’affermazione di nuove gestualità e figure, ognuna di esse carica di valori sul piano simbolico e teologico: dalla Colomba dello Spirito Santo alla presenza degli angeli che assistono nello svolgimento della pratica sacramentale, fino alla presenza di pesci nel fiume.

Dopo l’introduzione, il volume ricostruisce diciassette secoli di immagini attraverso cinquanta opere. Da una pagina all’altra, si osserva come il paesaggio assuma progressivamente importanza a partire dal Medioevo e con la modernità, dove il racconto si riempie di figure anacronisticamente corrispondenti alla realtà sociale del tempo, «come a voler suggerire che è proprio nel “nostro” mondo che Gesù venne per salvarci, e non in una no man’s land o in un luogo deserto». Dalla valle del Giordano, l’immaginazione di artisti come Juán de Flandes e Lucas Cranach il Giovane, fino a Bruno Desroche, trasla il Battesimo di Cristo ai limiti della città, come un evento che definisce i rapporti tra la sfera divina e quella terrena, assumendo un’importanza decisiva anche in riferimento alle forme della mondanità urbana e della vita sociale.

Soprattutto nella seconda parte del volume, dedicata alle rappresentazioni più recenti, il Battesimo di Cristo è osservato nell’arte extraeuropea (Asia, Africa, America). È questo il caso del Battesimo di Cristo inculturato nell’etnia Mafa, realizzato da Bénédicte de la Roncière nel 1976, dove la pittrice ambienta la scena evangelica nel continente africano. Se nelle intenzioni l’opera intende sostenere che il Cristianesimo non è soltanto “una questione di bianchi”, il dipinto sembra altresì chiamare in causa la storia dell’evangelizzazione e le economie morali tra l’occidente e il cosiddetto terzo mondo.

Di particolare interesse anche le riflessioni dedicate all’acquerello realizzato nel 2017 da François-Xavier de Boissoudy, dove il Battesimo nel Giordano è rappresentato come un salvataggio in acque profonde. Agli occhi degli spettatori, il gesto del Battista e l’espressione di Cristo richiamano alla memoria sequenze video e celebri scatti fotografici del nostro tempo, dedicati alle attività umanitarie di soccorso dei migranti in mare aperto. A ben vedere, la configurazione d’insieme del dipinto legittima questa interpretazione anacronistica, nella misura in cui tanto sul lato destro quanto su quello sinistro dell’immagine sembra accalcarsi una folla di testimoni e curiosi dell’evento spettacolare in primo piano. Eppure, come ci ricordano Bœspflug e Fogliadini, l’idea di rappresentare il Battesimo per immersione e riemersione non costituisce un’invenzione recente, ma è una riscoperta dell’etimologia (la radice greca di battesimo indica “immergere in acqua”) e dei sentieri interrotti dell’iconografia. L’artista riprende infatti, «in questo soggetto, la percezione di una dimensione dimenticata fin dal Rinascimento: l’esperienza di immersione che costituisce per un organismo, creato per respirare, il fatto di riemergere dall’acqua».

François-Xavier de Boissoudy, Battesimo di Cristo, 2017

A margine di questa lettura, ecco che si riapre la questione posta in apertura, sull’inattualità del Battesimo. Ritornando all’accostamento proposto da Agamben e in qualche modo strisciante nel discorso pubblico contemporaneo, la somministrazione di una dose di vaccino da parte del personale sanitario durante la pandemia di Covid-19 è qualcosa di radicalmente altro e di imparagonabile al Battesimo di Cristo, così come al gesto dei vescovi e dei parroci che amministrano il sacramento a vantaggio dei credenti. Eppure, l’uscita di questo libro sembra essere, di questi strani tempi, più che mai puntuale. Pagina dopo pagina, a emergere in filigrana sono le condizioni di persistenza di modelli compositivi, gesti e formule del pathos dell’iconografia cristiana nelle immagini del tempo presente.Se osservate con attitudine “inattuale”, sono le singole rappresentazioni messe in serie e descritte nel libro a invitarci a riflettere sulle configurazioni profonde che rendono il tema del Battesimo – ovvero la sua dimensione visiva, il rapporto tra le due figure evangeliche, la logica della sensazione nel contatto con l’acqua – potenzialmente presente nella cultura visuale contemporanea.

A prospettarsi per questa via è uno spazio di riflessione all’incrocio tra immagini “vecchie” e “nuove”, sacre e profane. Ce lo ricordava Carlo Ginzburg (ma prima di lui lo avevano fatto Aby Warburg, Louis Marin e diversi altri storici e teorici delle arti) in un importante libro uscito qualche anno fa: che sempre più spesso il potere politico e le comunicazioni di massa si appropriano o comunque si ispirano alle forme del discorso religioso, fondandovi una “legittimità supplementare”. La secolarizzazione, scrive Ginzburg, «non si contrappone alla religione: ne invade il campo».

Contro quanti si limitano a produrre accostamenti per il mero gusto della provocazione e contro quanti si precludono la possibilità stessa di uno sguardo comparativo, l’iconografia cristiana costituisce oggi più che mai un laboratorio per le pratiche della cultura visuale contemporanea. Imparare a riconoscere le forme – più o meno esplicite – di ripresa, persistenza e sopravvivenza di vecchie configurazioni visuali diventa dunque un imprescindibile strumento critico. Quanto sostenuto da alcuni – che ci sia un legame tra le forme rituali e sacramentali e le tecnologie biopolitiche, all’interno di un processo di sacralizzazione della scienza – è dunque qualcosa che chiede di essere sottoposto a verifica e analisi, anche e soprattutto mediante studi comparativi e differenziali sulla cultura visuale dell’immunizzazione: un progetto urgente e tutto da fare.

Certo, Bœspflug e Fogliadini non hanno pubblicato il loro libro con simili finalità scientifiche e culturali. Ma anche per questo motivo si giustifica l’importanza di continuare a studiare la storia e la teoria delle arti, ricostruendo mappe iconografiche che del passato, senza scorciatoie né percorsi semplificati, fanno segno al presente.

François Boespflug-Emanuela Fogliadini
Il battesimo di Cristo nell’arte
Jaca Book, 2021, pp. 232 ill. col., € 70

In copertina: Lucas Cranach il Giovane, Il Battesimo di Cristo, 1561

è ricercatore di Cinema, fotografia e televisione all’Università IUAV di Venezia, membre associé al Centre d’Histoire et de Théorie des Arts dell’EHESS di Parigi e research fellow presso l’Institut Convergences Migrations di Parigi. Tra le sue pubblicazioni: “La sopravvivenza delle immagini nel cinema. Archivio, montaggio, intermedialità” (Mimesis 2013); “Sensibilità e potere. Il cinema di Pablo Larraín” (con Massimiliano Coviello, Pellegrini 2017); “Displacing Caravaggio: Art, Media, and Humanitarian Visual Culture” (Palgrave Macmillan 2018).

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