Farewell to the Gashouse

07/10/2021

Proprio nelle ore in cui stavo mettendo insieme una noterella d’accompagnamento a The Ribbon, una sequenza di testi e foto dedicata all’artista austriaca Gertrude Moser-Wagner e alla sua Global Fence (opera costituita da fettuccia arrotolata in forma di mondo/barriera; nastro rosso che si usa per isolare aree, buchi, lavori in corso, disastri) i giornali on line riportavano la notizia dell’incendio notturno, e del parziale crollo, del ponte di ferro all’Ostiense, quello che guarda in faccia il grande G.

Da anni tento in modi vari di dire addio al mio Gasometro, da anni non lo riconosco più (avevo però previsto tutto: il correlativo oggettivo sarebbe stato degradato ad oggetto-oggetto, pinnacolo sotto al quale darsi appuntamento; avevo visto in lui una stazione spaziale internazionale e ne fanno centro vaccinale; avevo previsto le mascherine; avevo previsto la sua onnipresenza in tivù e cinema, la sua carnevalizzazione).

Un tempo il G. emanava aloni allucinazioni visioni, ora è avvolto da fumo di arrosticini. Il grande G. come carta da parati per produzioni video, locandine, fondale a rombi, decalcomania senza mania, forse anche tatuaggio. Oggetto scontornato, vuoto svuotato, riempito farcito di salsine, attrazione senza attenzione.

Così, la mattina successiva all’incendio-crollo ho colto l’occasione per fare quello che andava fatto. Ho attraversato la città e sono andata a scattare foto ai guardoni, ai trespoli delle telecamere, ai ciclisti domenicali, ai tavolini e alle panche di bivacco dello street-food (corrispettivo contemporaneo del bruscolinaro di albertosordi, dei venditori di porchetta attorno al pozzo artesiano di Vermicino).

Finalmente ho messo fine al G., ho fotografato i curiosi e me che dicevo addio a tutto quanto avevo già previsto quasi vent’anni fa (i primi testi gasometrici uscirono su “Nuovi Argomenti” nel 2002). Previsto tutto tranne la crescita (o lo svelamento/restauro) del fungo littorio che, seppure più basso del grande G., lo sovrasta in prospettiva e gli fa ombra. E tutto si tiene mentre a me tremano le gambe.

“Il Gasometro è senza fine / E finiamola con questo Gasometro”.

Piccola antologia gasometrica

(da Nel Gasometro, fuoriformato Le Lettere, Firenze 2006)

Operai arrampicati sui pali elettrici di mattina 
che fanno, dove riparano il guasto?
E se anche si parte per un lavoro di manutenzione
mi trovo d’accordo con questi della stazione
con le tute fluorescenti. 
                                    Altri rimuovono tettoie di amianto, le antenne
abbinate come ai rami vecchi di altri tempi morti:
i rami stanno attenti, il cielo non si muove.

Toccava mettersi i guanti e una maschera sottile
                                                                             di carta 
davanti alla bocca, scarponi di fibra
casomai colasse altra scoria. La rimozione del ferro:
acqua mista a ruggine acqua mista a terra
che diventa fango. Altri spostano basamenti
                                                                      di cemento 
spargendo ghiaia, usando dell’aria
                             compressa, un fiato diretto che stacca.
I vermi stanno sotto il masso è cresciuto il muschio
                                                                    nella centralina. 
Altri ancora si attengono alle istruzioni, all’igiene.
Non toccano a caso ma eseguono, nemmeno parlano.

Certo che quando un perno cede bisogna cambiare l’osso
e l’osso in circolo per il sangue è inquinamento. 
Intorno a un altro asse un altro osso un altro corpo
tocca colare stendere da una latta di tinta
una lingua nuova a terra come un terreno rosso.
Il corpo gravita nel cosmo come in sogno:
non ha tempo non ha moto ma meccanica 
                                                                           danza il gesto
è pieno di grazia:
non trattiene, non conduce 
                                               il tempo lo vuota il sacro.
Mettete una pausa, un peso
nel pensiero
                      una tara una misura, il cranio
ha struttura di armatura.
Ricordi 

Quando stavamo nello spazio
non c’era tempo, nemmeno tanto 
peso di cui occuparsi.
Niente attrazioni di massa né cadute.
La testa nessun verso: 
quello che qui sembra capovolto 
non aveva là riferimento.
Quante cose entrando nelle ère,
nel tempo dei metalli:
oro ferro acciaio piombo
e materiale plastico.
Intanto si vive per uno scafandro:
la bocca attaccata col cordone 
al polmone: non è naturale, bisogna
studiare le istruzioni.
Poi che la mente è fissa a liberarsi
molti tendono – per nostalgia del primitivo
galleggiare tutto gesti graziosi –
a fulminarsi.
All’ombra del gasometro
Ma guarda quelli vestiti da astronauti, tre uomini e due donne. 
O forse tutte donne, forse non lo so.
Hanno i muscoli artificiali e stanno sospesi ma non sembrano appesi:
guarda se non sembrano ragni e che movimenti lenti,
ci saranno dei fili di acciaio trasparenti o dipinti di smalto:
si muovono come burattini.
Ho freddo ai piedi, non trovo più i calzini, la prossima volta non me li tolgo.
Saranno sotto il sedile o dentro il cruscotto, la prossima te li togli eccome:
non c’è intimità con i calzini, secondo me sono ballerini alieni,
a che serve un gasometro poi non lo so.
La scalata metafisica

Uno snello operaio a tempo perso 
                                                            si occupa di questo.
Non copre di teli palazzi e monumenti 
                                                                    come Christo in certi tempi. 
Li scala come quelli 
                                   che arrampicano dirupi 
                                                                              lasciandosi dietro l’abisso.  

Una corda di acciaio legata 
                                                alla vita:
attacca chiodi e picchetti passo passo, e così facendo 
                                                                                            può fare un percorso in alto.
Il vuoto è tutto intorno:
                                         soffitti senza affreschi. 
                                                                                 Il cielo si è aperto. 
Il colore azzurro era solo smalto secco. Cretto per cretto
                                                                                                gratta via lo stucco con lo scalpello. 
Niente santi dipinti sulle volte 
                                                     ma rombi triangoli e cerchi: 
                                                                                                      flussi di onde, tabulati segreti
sotto pressione di invisibili elementi.
Tutti i giorni per tornare a casa prendo 
il Gasometro.
C’è posto anche in alto.
Estate o inverno, fa lo stesso: è freddo e caldo
a piacimento.
Durante il viaggio provo tutto quel che si può
provare: 
le montagne russe, l’otto volante.  E se mi gira anche il giro 
della morte. Tanto
è una struttura resistente.
La fabbrica del mondo
Armi, macchine da cucire, bici, pezzi di ricambio.
C’è tutto qui dentro, la fabbrica del mondo
che si espande, si fonde.
Ha temperature elevate, una rivoluzione
impercettibile ad occhio nudo intorno al proprio asse
(si parla di rivoluzione terrestre).
I tecnici procedono in silenzio da un ambiente all’altro.
Come fanno nei guanti le mani?
(per le operazioni sottili): 
il tremore, i margini di errore. Le maschere ingombrano
al respiro
bastano scorte di ossigeno, si forma vapore organico.
Prendono in esame le tecniche
di composizione di oggetti
con potenziale infinito di scambio,
limitato di reazione.
Non siamo ancora finiti:
sforniti di chiare informazioni circa il dove
partono le cose che ci arrivano
o come cambiano le cose che ci passano
attraverso:
piacevolmente insensibili al contatto, 
finalmente tutto è puro mezzo.
(cosa si coglie in queste facce?
Intimità, licenze di acquistare competenze,
processi di aggregazione?)
La porta ha colature di ruggine, polvere tracce
di combustione fuliggine. Il materiale fissile,
trattato o grezzo, è un oggetto come un altro di commercio.
Il cardine è l’asta dell’asse, il piano inclinato. La terra
compie rivoluzioni permanenti: che ne sa l’occhio nudo.
Ci fosse solo quello di armamento, c’è anche questo del silenzio.
E macchine per tingere i nastri,
(i tracciati dei corpi):
in un settore particolare ti cambiano il cuore
(il cuore-pistone s’intende)
se trapiantato in condizione zero-pressione il cuore non muore
ma non ha sangue.
COSMIC
                                                                                              
COSMIC sta per combustione sotto condizione di
microgravità. Il processo portato felicemente a conclusione
– sintesi di un composto di polveri di titanio, boro
e alluminio – si dice sintesi autopropagante


Pieno successo l’esperimento 
nel Gasometro
– simulazione ambientale
della Stazione Spaziale Internazionale:
un grande passo in avanti 
nel settore Materiali Composti.
Sistemi ceràmici a matrice 
intermetallica:
alta resistenza alle temperature
agli agenti corrosivi, a tanti tipi di batteri. 
La galassia delle armi è molto ampia: ci sono quelle
ad impulso elettromagnetico
quelle laser-accecanti, le munizioni a effetto 
contundente,
gli stimoli acustici, le mine inabilitanti
i collanti, le schiume e i sistemi
ultra-scivolosi, diversi agenti chimici
soporiferi o paralizzanti.
Grandi vantaggi offerti dall’assenza 
di gravità:
eliminati gli ostacoli del peso, dell’attrito
o gli effetti provocati dalla forza di attrazione 
si capisce meglio come avviene 
e come si può controllare
il rientro alla base,
                            con l’obiettivo finale di disporre
di una tecnica efficiente anche dal punto di vista industriale.
In televisione un piccolo gasometro 
dentro un programma musicale nessuno ci stava dentro
                                                                            (davvero un programma spettrale)
Allora una canzone per favore.
In televisione un piccolo gasometro
dentro un telegiornale nessuno ci stava dentro
                                                            (davvero un telegiornale spettrale)
Allora un servizio per favore.

In televisione un piccolo gasometro
dentro un programma satirico serale nessuno ci stava dentro
                                                                                     (davvero un programma spettrale)
Allora divertiamoci per favore.
Un due tre: tanti piccoli gasometri sai che c’è
il re dell’ascolto mi piace il mio re 
mi piace com’è
che non si vede anche se c’è
è piccolo e vuoto te lo do anche a te.
Suonano nel Gasometro le trombette di carnevale:
c’è da sperare che quest’anno le maschere siano più leggere.
C’è da sparare c’è da sparare
                                                   coriandoli con cerbottane.
A carnevale ogni scherzo vale, levare la carne.
La tuta spaziale si deve indossare: ballare con tuta spaziale battendo i piedi nello spazio
puntare verso un vero corpo 
                                                    e sparare sparare
coriandoli con cerbottane.
Il corpo vivo conserva calore: in caso di emergenza
Atterrare.
Credo in un solo Gasometro, 
unigenito figlio del Gasometro, nato dal Gasometro
della stessa sostanza del Gasometro
Il Gasometro quest’anno vince lo scudetto
Mi piacciono solo i gasometri imparisillabi
Nanni Balestrini è proprio un bel Gasometro
La teoria del Gasometro ha cambiato la nostra epoca
Ho la tessera del Gasometro
Non ci sono più i gasometri di una volta
Il Gasometro vero è quello che dura nel tempo
Fedeli al Gasometro, nei secoli
Al Gasometro Ignoto
Hanno ucciso in nome del Gasometro
Quando sei nato? Di che Gasometro sei?
Quest’estate vado in vacanza nel Gasometro
Sono Gasometro ascendete Gasometro
Ha vinto l’Oscar come miglior Gasometro
Spezziamo le reni al Gasometro
Sono sceso in campo per salvare il Gasometro
O con il Gasometro o contro il Gasometro
Via dal Gasometro, subito!
Questa stanza puzza di Gasometro
Un uomo che spara al Gasometro
Si sono sposati in un bel Gasometro di campagna
Fate l’amore con il Gasometro
Ho paura di prendere il Gasometro
Mi faccio un bel Gasometro caldo
I ribelli si sono rifugiati nel Gasometro
Il Gasometro confina con
Mio figlio è un dottore in Gasometro
Non mi vergogno del mio Gasometro
Il Gasometro è vietato ai minori di dodici anni
Oggi la maestra ha spiegato il Gasometro
Per il Gasometro farei qualsiasi cosa
Il Gasometro è mio e lo gestisco io
Non sanno a che Gasometro appellarsi
È entrato nel tunnel del Gasometro
Sto pagando il mutuo del Gasometro
Gasometro sì, gasometro no
Non ci sono molti gasometri in regola
Hanno dato il Nobel al Gasometro
Fai bene a non fidarti del Gasometro
          Il Gasometro è senza fine
E finiamola con questo Gasometro 
Il tesoro è nascosto sotto il tempio
Il tempio illumina le strutture 
si accendono di nuove luci 
si riscaldano poi esplodono.
Scavate sotto il tempio del Gasometro.
Il gas avvolge i liquidi, non è passato 
molto tempo ma un certo quantitativo
di oro nero
è già nato.

Sara Ventroni

(Roma,1974) ha pubblicato l’opera teatrale “Salomè” (No Reply, 2005); “Nel Gasometro” (Le Lettere 2006, finalista premio Delfini; premio Napoli 2007; presso l’editore Korrespondenzen, a Vienna, nel 2015 è uscita la traduzione tedesca “Im Gasometer”); “La sommersione” (Aragno 2016; Premio Trivio 2018); “Le relazioni” (Aragno, 2019). Le sue poesie sono tradotte anche in inglese, spagnolo, francese, serbo, croato, sloveno. Recentemente ha curato la traduzione di versi scelti da Walt Whitman Contengo moltitudini” (Ponte alle Grazie 2020). È tra le fondatrici del movimento di donne “Se non ora quando?”. Collabora con la Fondazione Gramsci ed è assegnista di ricerca presso l’ILIESI (CNR).

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