I nervi, la mente, ciò che brucia,
al centro di ciò che sei
che hai tra le mani
quando stringi te stessa
a te stesso, il torace
fra le braccia. C’è una parola
in quest’altra lingua che parli,
ardora,
mar de ardora,
mare fosforescente:
vitaluce, vibrio Harveyi, alghe, plancton.
Accade anche in Europa
questo che naturalmente
chiamerai azzurro bruciare,
la parola più vicina ardore?
(La costa della Grecia, trent’anni fa.
Oggi altre forme dell’altrove).
Qualcosa abbaglia al centro
del corpo, nell’acqua
interna del corpo, l’ardora,
poesia che si scrive da sola
come questa ora, senza
che nessuno racconti le acque inondate
da una luce che è più acqua
dell’acqua stessa
e può inondarla perché contiene il sole.
Quando scèma, minuscola morte,
quiete
che continua ad ardere nell’alba,
guardi il corpo accanto
che si scrive come scrivi sulla carne:
guardi e continui a guardare, arderà ancora.