Questa città è sospesa tra il cielo, enorme, che la sovrasta e l’acqua, del fiume e dell’oceano, che la avvolge. La terra è solo un intervallo, uno spazio momentaneo in cui sostare. La luce è la chiave per comprendere Lisbona. Lì risiede il suo segreto e la sua ragione. La luce lunare che illumina le nuvole bianche in viaggio nel cielo notturno e la luce di mezzogiorno che acceca riverberandosi sul fiume che scorre. La luce che sfiora i piedi sulla calçada di pietra calcarea bianca. La luce che crea saudade del dio gnostico, di questa pura fonte luminosa, al di là del creato, al di là di tutto e solitariamente sprofondata nel suo stesso abisso. Seduto su una panchina del giardino di Príncipe Real, guardo le colombe sugli alberi e penso che la vera libertà sia quella di librarsi in volo, liberandosi di se stessi, liberando dentro di sé quella scintilla anonima che è forse il nostro vero Sé. Seguire le traiettorie della luce e del vento, imparare a passare, come gli uccelli passano, per raggiungere l’Abisso di luce, al di là dell’intervallo, al di là anche di Dio.
Braccio senza corpo che brandisce una spada
Fra l’albero e il vederlo
Dove sta il sogno?
Quale arco del ponte meglio occulta
Dio?… E io resto malinconico
Perché non so se la curva del ponte
È la curva dell’orizzonte…
Fra ciò che vive e la vita
In quale direzione scorre il fiume?
Albero rivestito di foglie –
Fra questo e Albero c’è un filo?
Colombe in volo – la colombaia
È sempre sulla loro destra, o è reale?
Dio è un grande Intervallo,
Ma fra che cosa e che cosa?…
Fra ciò che dico e ciò che taccio
Esisto? Chi è che mi vede?
Sono il mio errore… E l’alta colombaia
Sta intorno alla colomba, oppure a fianco?
In copertina: una scena tratta dal film Dans la ville blanche, di Alain Tanner, 1982; la poesia è tratta da F. Pessoa, Poemas esotéricos, Assirío & Alvim, 2014