ché non ci ha miglior vita, in veritate:
e questo è vero, com’è ’l fiorin giallo.
Folgore da San Gimignano
è l’acuto del giallo che apre
il corpo, ci pesca
la bussola e si avvia.
tra i sassi spaccati le
briciole gialle di un
pasto di luce.
su questa carne di carta
si traccia la gialla
misura dello sguardo.
nei bulbi senza luce
vibra il tuorlo
di un corpo sospeso.
qui si raccoglie un muschio
giallo di attesa, lento
come nebbia.
tra l’albero e la sua ombra
tu resti nell’occhio giallo,
tra cane e lupo.
(poi ti rifai un orecchio,
riappendi le foglie
e prendi dimora
nell’onda dell’ombra.)
“et pipere et croco”
decimo mese dell’anno diciannove,
San Gimignano

Pause, questo il titolo di un lavoro del 2003 di Kiki Smith che comprendeva nove giovani donne in ceramica sedute su fasci di legna: una di queste si è allontanata da sola per riposare su una sedia a San Gimignano, circondata da lampadine in cristallo soffiato. Si è presa una pausa appunto, e sta pensando, tutta presa in se stessa.
Pausa: una residenza di sei giorni nella cittadina toscana. Seguo da tanti anni il lavoro dell’artista statunitense ma è la prima volta che incontro lei e la sua Yellow girl, come si fa chiamare adesso. Il giallo del suo vestito (e quello assente dei filamenti delle lampadine) diventa la traccia che seguo, tra torri e campagna, mentre scrivo i miei testi.
Nelle parole della Smith «la giovane donna siede nella natura, all’interno della natura e da essa non è separata. quindi le sue idee sono le idee del mondo».
In copertina: Kiki Smith, Congregation, 2014. Courtesy: l’artista e Pace Gallery