Caro,
Una calanque vicino Marsiglia, ma potrebbe anche essere Sferracavallo. Immagine che mi accompagna sempre.
Pelle aggrinzita dei polpastrelli, lontane voci materne che ordinano di rientrare. Ma l’acqua salata si è insinuata nelle orecchie ! Allora ancora scivolare sull’orlo che il mare fa con l’aria, il corpo sospeso. Andare sotto con gli occhi aperti, rossi, per vedere meglio. « Je plonge comme le sang coule dans mes veines ». Si, quando l’estate arriva, e nuoto, mi vengono in mente Michaux e l’Orazio del liceo. « Quand l’âme quitte le corps par le ventre pour nager, il se produit une telle libération de je ne sais quoi, c’est un abandon, une jouissance, un relâchement intime. »
Tornare a riva è spaventoso quanto nuotare verso il mare aperto.
La tua paura di nuotare con me, di tuffarti e guardare il fondo mi aveva turbato e stizzito. Ma quando avrai « invigorito l’animo e le membra, allor potrai nuotar senza corteccia ».
Forse ci troveremo in fondo al mare. Forse non avrai più paura d’abbandonarti al mare. Ed io, della tua paura.
Un bacio acquatico