Cari amici di Antinomie,
in questo tempo di graduale allentarsi del confinamento, o di confinamento relativo, vi scrivo di fronte all’Atlantico.
Mi trovo ai confini della Terra, e penso a Emily, colei che, reclusa, ha cantato l’infinito:
Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero
d’un infinito di mari
non visitati da riva
il mare stesso al mare fosse riva
questo è l’eternità.
As if the Sea should part
And show a further Sea —
And that — a further — and the Three
But a presumption be —
Of Periods of Seas —
Unvisited of Shores —
Themselves the Verge of Seas to be —
Eternity — is Those —
(La traduzione della poesia di Emily Dickinson è di Margherita Pieracci, ed è tratta da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Meridiani Mondadori, Milano 1997)