L’haschich è Marseille, me lo avevi detto. Arrivata alla stazione di San Carlo, sono scesa lungo la Canebière, fiancheggiando il Vieux-Port. Non è la Francia, e non assomiglia all’Italia, come mi dicevi prima di partire. Neanche il caldo e il vento riesco a riconoscere. La luce è fortissima, anche alle cinque del pomeriggio, gli odori sono stupefacenti. Ho comprato un caleidoscopio in un negozio a Noailles (quello della fotografia che ti ho mandato). Sono poi risalita verso Endoume. Mi avevano detto che lì
c’è un bar, il Café de l’Abbaye, l’abbazia di Saint-Victor, con una singolare prospettiva sul faro. Ecco, la vedi qui, sul retro, è la prima fotografia che ho scattato con il mio telefono.
La sera dopo il mio arrivo ho visto un film di Angela Schanelec, “Marseille”. La protagonista è una fotografa tedesca che decide di scambiare il suo appartamento di Berlino con quello di un’altra donna che abita a Marsiglia. Attraversando senza meta la città incontra Pierre, un meccanico che lavora a Endoume, proprio a pochi passi da dove abito in questi giorni.
Sophie, la fotografa, gli chiede in prestito una macchina, conversano, bevono, si rivedono, ballano. Il resto te lo racconterò poi a voce.
Domani vorrei visitare l’Unité d’Habitation, e andare poi a nuotare al largo dei Catalans, oltre il CNM. Oggi l’acqua era inquinata, divieto di balneazione. Sono rimasta in spiaggia, ho approfittato per andare avanti con Ada.
Ti scrivo presto, per le prossime impressioni.
M.