a Claudio Parmiggiani
Come se dagli occhi scivolasse una lacrima di parola e il silenzio prendesse il testimone per cercare un’immagine del suono oltre quell’oltre in cui siamo stati una volta per sempre la terra.
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Con gli occhi ciechi tastiamo la notte che illumina il vuoto. Una stella è il tuo occhio più lontano. La preghiera avvicina le mani. La poesia e il suo dolore.
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Lingua di cenere parla il suo fuoco. Parla del non parlare. Fiamma. Brucia per restare. L’attimo che non sarà mai canto. Una fede in niente ma totale.
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Il fuoco dove la cenere è viva. La parola dove tace la voce. La traccia di un’esistenza. Ricorda che io ero ciò che sono.
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Sigillato nel sussurro, nella profonda comprensione della cenere.
Aperto alla combustione.
Alla fiamma.
La cenere parla la lingua di chi non ha bocca.
In luogo di un altro.

Qui è impossibile dire qui. Questo è un luogo che si muove. Una palpebra che si schiude.
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Solcato dalla nave in cui è deposto il tuo cuore
legno dentro la risacca della parola
vela nello sguardo del digiuno.
Né partenza, né arrivo. Tempestato dagli addii.
Ogni uno rimane la sua ombra. Ogni uno è il suo naufragio.
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Lievita in silenzio nella ressa dei pani la voce di chi è affamato di luce.
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Di cecità di vetro, di silenzio infranto. Di assenza.

Nella grotta la lingua oscilla appesa ai pensieri. Una voce. La fune che strozza quando tradiamo per nome le cose.
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Verso ciò che non verrà ci siamo incamminati.
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Qualcosa come il bianco. Ciò che in noi è attesa. Qualcosa già scritto risuona nel nome. Il sangue. Qualcosa come un sasso s’irrora. Il cuore, l’ultima parola a morire fra le cose.
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Il senso di colpa della luce. Dev’essere l’ombra dove poter restare. Il segreto che stigmatizza la mano.
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Ogni ombra apre una pagina nel muro. Ogni mano sfoglia il silenzio.
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Un lampo di calore lacera le spalle. Radici mettono ali nel profondo. Questo è l’angelo che mi viene incontro. L’angelo sempre. Nell’ombra della dura parola che ora finalmente scorgo. Torna e ritorna in me. Senza l’abbandono che diciamo essere.
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Una parola senza destino. Il libro dell’attesa dove il cuore rimane solo. Abbiamo tutto il passato davanti a noi. Parliamo come se ieri deve ancora parlare. Parliamo a ciò che trema.
In copertina: Claudio Parmiggiani, Naufragio con spettatore, 2010