Andy Holy War. La creatio ex saturo

Nella massa dell’acqua, gravida di semi, troviamo presenze che si mettono in evidenza senza gerarchia. Diversi primi piani retrocedono per farsi superare dagli ultimi, senza rispettare la pila della genealogia. Il turno è un soffio.

Dobbiamo immaginare una ideologia la cui forza non sta nel peso storico, ordinato e discendente, ma nella corrente, libera e proteiforme; la cui storia antecedente non sta nei rami, ma in ragnatele caotiche imperlate di gemme; il cui affidamento non sta nella dialettica, ma in bolle di parole autonome, come le “proto-parole” che devono avere avuto origini auto-sensate, là dove l’etimologia si identificava con l’onomatopea.

Parole senza rami, da cui discenderanno tutte le altre. Da dove provengono le gemme che nessun ramo ha generato? L’origine di una gemma pretende un ramo, che a sua volta risulta dalla concrezione di una storia, testimoniando la pressione genealogica che soverchia l’individuo. Può esservi un’origine senza storia e senza pressione?

In un tempo gravido di storia, a rispondere affermativamente è l’ignoranza di quei debiti, che altrimenti si tradurrebbero in vita predestinata. Una coltura idroponica che sappia fare a meno dei rami, si concentra su una materia senza supporti e senza attrezzi. Le gemme che utilizzeremo saranno parole che non appartengono a sistemi. La struttura della corrente è più difficile e più complicata da studiare e da ponderare.

La parola drammatica, la parola politica, devono resistere sotto forme e stati di pressione e di corrosione. La parola non può sempre e solo appoggiarsi a una vita che altri compiono. Non può stare bene in un ramo, da cui ci si aspetta quel dato frutto: deve continuamente cambiare. Esiste una coerenza, ma questa non risiede nella traduzione puntuale di una causa, bensì nell’imprimere una forza organizzata. Non è un disegno che si adegua a un concetto, ma è un disegno che emerge da un percorso fisico.

Perché, dunque, una parola possa essere gestatoria; perché una parola possa essere pronunciata sul palcoscenico, montato apposta per mostrare le generazioni, dovrebbe essere come una di queste gemme idroponiche. Sto forse parlando di una parola che abbia lo stesso carattere della poesia? Se per poesia intendiamo un’indipendenza delle parole dalla specialità dei rami, allora si può dire che l’espressione verbale dell’età moderna soffra di mancanza di poesia.

Dopo i linguaggi criptati della crematistica e della strategia militare; dopo il potentissimo linguaggio ecumenico del cattolicesimo; dopo il definitivo -o fortemente progressivo- strappo tra parole e abitudini terragne, occorre portarsi in questi abissi e scalare questi dirupi di aporia e smarrimento se si vuole ricominciare a dare forma alle parole.

L’ideologia idroponica deve sostenersi sulle correnti, andando incontro a una difficoltà di comprensione enorme. Le correnti creano un gioco di cause e di effetti che deve essere impugnato nell’immediatezza, prima che tutto si incanali e si solidifichi in rami ancoranti. Questo tipo di comprensione immediata sembrerebbe richiamare l’antica forza del mito: una convinzione altamente evidente, che scuota la fisicità e l’io che la abita, molto prima che una filosofia sopravvenga per sistemare ciò che è incoerente e prima che una teologia si affermi per spiegare il senso di un’origine, là dove l’origine è il presente, e solo il presente.

Andy Warhol, un pittore la cui opera lascia completamente freddi, capì il vigore delle gemme senza rami carpendolo dalla continua erogazione di prodotti, in sostituzione di quegli stessi divenuti ormai rifiuti. Una sua intuizione lo portò a identificare storia e scoria. La sua fu una mossa astuta e nautica, che non compì nei moli della teoria, ma nella baia di New York.

A New York, ma ancora prima a Pittsburgh, in Pennsylvania, la storia profonda non era la storia americana, ma la tabula rasa della storia lasciata alle spalle dai Padri Pellegrini. La storia profonda, lì, era tutta prestata dall’Europa e dall’Asia Minore, con quadri, statue e reperti eteroctoni, che rivendicavano una specie umana che lì non era nata, bensì sopraggiunta. La storia profonda era tutta importata, con una serie concentrata di collezioni umbro-fiorentine e musei anglosassoni. Mine monumentali per il Territorio.

Continua…

(Una precedente versione di questo testo è contenuta nel libro di Claudia Castellucci, Setta. Scuola di tecnica drammatica, Quodlibet, Roma/Macerata, 2015).

Immagine di copertina: Andy Warhol, Electric chair, 1967 © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc./ARS. Licensed by Copyright Agency

Drammaturga. Ha fondato diverse scuole cicliche di movimento ritmico, le più importanti delle quali sono state Stoa e Mòra. Quest’ultima si è trasformata in una compagnia di danza. Ha fondato con Romeo Castellucci, Chiara Guidi e Paolo Guidi la Societas Raffaello Sanzio, una compagnia di teatro attiva fino al 2006. Si è formata al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nella sezione di Pittura, e da allora ha continuato a produrre arte. Nel 2014 fonda la Scuola Cònia, un corso estivo di Tecnica della rappresentazione, assieme ad altri docenti. Scrive e pubblica diversi testi di drammaturgia, di teoria della scena e di arte scolastica. Tra questi, "Setta. Scuola di tecnica drammatica" (Quodlibet 2015).

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