a N.

Ho un’amica che continua a lavorare in fabbrica nella Zona Rossa. Alla pressa
il contatto forzato coi colleghi
è stretto. Dice: «Noi operai
siamo carne da macello. Nessuno parla
dei morti sul lavoro», ogni anno un conteggio
di prodotti stoccati e di mosche
morte nella regione della neve, dove l’orto è tagliato dai cancelli
e divide in porzioni disuguali
la terra. Tutto
finisce, per tutti, in due metri quadri
di terra, rivoltata da una benna
manovrata da un uomo reso muto
dal lavoro coi morti. Tutto
è messo a tacere
sotto uno strato di viridescenti muffe nobili
raggelate dal soffio della prima notte. Dice: «Non ho paura
per me». Non aggiunge: «Sarebbe quasi una liberazione». Anzi, emette una scintilla
di pura gioia
se le chiedo, in pensiero: «Hai mangiato?»

Roma, 12 marzo 2020

Immagine di copertina:  Lewis W. Hine, Sadie Pfeiffer, Spinner in Cotton Mill, North Carolina, 1910 @The J. Paul Getty Museum

Maria Grazia Calandrone

è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice Rai e regista di videoreportage per «Corriere TV». Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche e carceri. Premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli. Ultimi libri “Serie fossile” e “Il bene morale” (Crocetti 2015, 2017), “Gli Scomparsi – storie da ‘Chi l’ha visto?’” (pordenonelegge 2016), “Giardino della gioia” (Mondadori 2019), “Fossils” (SurVision, Ireland 2018), “Sèrie Fòssil” (Aïllades, Ibiza 2019) e l’antologia araba “Questo corpo, questa luce” (Almutawassit Books, Damasco 2020). Ha curato l’opera di Edgar Lee-Masters, Nella Nobili e Dino Campana e una rubrica di esordienti per il mensile internazionale «Poesia». Porta in scena videoconcerti di poesia.

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