Non è un caso, forse, che questo spazio su Antinomie nasca mentre in Italia (presto anche altrove nel mondo?) siamo costretti a muoverci di meno; e di conseguenza – si spera – ci ritroviamo a esercitare con maggiore acutezza lo sguardo su ciò che abbiamo intorno: cose che crediamo di conoscere e che comunicano con noi più di quanto abitualmente ci rendiamo conto.

Lo schermo del computer su cui scrivo, la sedia su cui sono seduta, i tre tulipani rossi e gialli nel vecchio vaso di Deruta ricevuto in eredità e oggi posato sul tavolo rotondo del mio soggiorno (parola desueta, ora lo chiamano living), le auto posteggiate a lisca di pesce che riesco a intravedere dalla finestra, parlano una lingua della quale quasi tutti ci siamo impadroniti “naturalmente”, senza accorgercene, e che, come qualsiasi lingua, andrebbe compresa e affinata meglio. 

Nei territori della visualità, ci muoveremo dunque, cercando prima di sciacquarci gli occhi con mani adeguatamente deterse, e sapendo bene – come ha scritto Riccardo Falcinelli nella sua Critica portatile al visual design – che questi domini hanno confini mobili e sfumati”. Per provare a descriverli, dunque, ci affidiamo a un piccolo repertorio pratico.

Artigianato

L’artigianato è destinato ai nostri giorni a diventare sempre più un’opera d’eccezione, proprio per la necessità della presenza incessante dell’artista che ne rende impossibile la produzione di massa e che invece ne prevede solo una produzione d’élite. In questo modo l’artigianato sarà ridotto tra breve a un genere di produzione del tutto analogo a quello di pittura e scultura, mirante alla creazione di oggetti unici e irripetibili e che appunto perciò saranno di per sé particolarmente pregiati e altamente costosi.

Gillo Dorfles, 1963

Cassette postali

Recentemente un ufficio di progettazione della Costa orientale ha ridisegnato cassette postali rurali per un costruttore. Risultato: una serie di stravaganze francesi, giapponesi, coloniali o ispirate alle imprese spaziali, costose e pacchiane. Sono abbastanza “su di tono” da essere portate all’obsolescenza nel giro di pochi anni e tra l’altro da queste cassette la neve non scivola giù. Probabilmente si venderanno bene nei sobborghi e in periferia e assumeranno alcuni dei valori sociali simbolici dei nuovi oggetti. I fabbricanti devono rallegrarsi: si venderanno molte cassette postali e, cosa più importante, in pochi anni ne verranno imposte al pubblico molte di più, poiché perfino la moda delle cassette postali è manipolata.

Victor Papanek, 1972

Economia

L’azione progettuale è sempre un’azione problematica e multidimensionale che deve rispondere a domande inedite, spesso connesse alla celebrazione tecnologica e allo sviluppo sociale: l’ambiente e la natura, la giustizia e l’equità, la globalizzazione e le culture locali, le nuove tecnologie e la ricerca scientifica, le nuove forme di vita biologica e artificiale e la responsabilità verso le future generazioni. In altri termini il progetto ha a che fare con la vita e i comportamenti di uomini e donne che abitano in luoghi spesso lontani, e quindi coinvolge culture diverse; allo stesso tempo elabora forme e materiali, manipola fatti immateriali e distribuisce comunicazione; si inserisce nell’economia del mondo.

Lorenzo Imbesi,  2008

Nave

L’adattamento dei particolari al disegno per cui ogni singola cosa è stata studiata, è della massima importanza per l’armonia del tutto. Nelle costruzioni navali le dimensioni di ogni singola parte sono regolate e delimitate dalle necessità della navigazione. Di una imbarcazione che tiene bene il mare, i marinai dicono che è “una bella nave”, tanto i due concetti sono strettamente legati.

William Hogarth, 1753

Orso

Sarebbe sicuramente scorretto affermare che la funzione del Teddy Bear è rappresentare un orso. Non è così. Si tratta di un nuovo tipo di orso, una creazione di questo secolo [il XX secolo, ndr] e forse anche una delle poche piacevoli (…) Per un bambino quell’immagine è munita di vita propria, non una vita pericolosa, ma una vita fittizia, quella del gioco.

E.H. Gombrich, 1999

Ponte

Un ponte ad arco in ferro può sempre essere bello e sarebbe difficile fare un ponte sospeso che non lo fosse.

George Gilbert Scott, 1858

Righe

Attorno ai 40 anni mi sono interessato alle righe, alla loro storia e a loro simbolismo nella cultura europea, consacrando a questo argomento numerosi seminari presso l’École pratique des hautes études. Ne è nato un libro uscito per le Éditions du Seuil nel 1991 e tradotto in una trentina di lingue: La stoffa del diavolo. Storia delle righe e dei tessuti rigati. Pubblicare un lavoro del genere non è stato affatto semplice: all’editore l’argomento sembrava futile, se non addirittura pericoloso (…) La stessa freddezza da parte del proprietario di una grande casa editrice era un documento storico e rafforzava la tesi del libro, nel quale cercavo appunto di dimostrare come in Occidente le righe siano state per molto tempo considerate superfici negative, addirittura diaboliche, e gli abiti a righe siano stati riservati agli emarginati e ai reprobi. Solo a partire dal XVIII secolo cominciarono a comparire le righe “buone”, simbolo di libertà, giovinezza e adesione al rinnovamento. Queste righe buone, che non eliminarono affatto quelle “cattive” hanno caratterizzato gli indumenti dei bambini, degli elegantoni e dei saltimbanchi prima di invadere le spiagge, i campi sportivi e tutti i luoghi di villeggiatura.

Michel Pastoureau, 2010

Stile

Un articolo pubblicato nel 1958 sulla rivista “Kontur” e intitolato Vi presentiamo una famiglia svedese dimostrava che anche se i membri della famiglia erano impegnati in attività diverse – riposare a casa, fare benzina alla macchina, lavorare in ufficio, andare a scuola, farsi una manicure e nuotare nella piscina di quartiere –, queste potevano svolgersi in spazi contraddistinti dallo stesso stile moderno. Il messaggio era chiaro. Non esisteva più, come era accaduto in epoca vittoriana, un’estetica per gli interni domestici e un’altra per quelli pubblici.

Penny Sparke, 2008

Letture

Gillo Dorfles, Introduzione al disegno industriale. Linguaggio e storia della produzione di serie, Cappelli 1963 (nuova edizione rivista e ampliata, Einaudi 1972)

Riccardo Falcinelli, Critica portatile al visual design, Einaudi 2014

E.H. Gombrich, L’uso delle immagini. Studi sulla funzione sociale dell’arte e sulla comunicazione visiva, Phaidon 1999 (The Uses of Images. Studies in the Social Function of Art and Visual Communication, Phaidon 1999)

William Hogarth, L’analisi della bellezza, Abscondita 2001 (The Analysis of Beauty, 1753)

Lorenzo Imbesi, Etica e design. Riflessione, Roma Design Più 2008

Victor Papanek, Progettare per il mondo reale. Il design com’è e come potrebbe essere, Mondadori 1973 (Design for the Real World, Pantheon Books 1972)

Michel Pastoureau, I colori dei nostri ricordi, Ponte alle Grazie 2010 (Les couleurs de nos souvenirs, Seuil 2010)

George Gilbert Scott, Remarks on secular & domestic architecture: present & future, J Murray 1858

Penny Sparke, Interni moderni. Spazi pubblici dal 1850 a oggi, Einaudi 2011 (The Modern Interior, Reaktion Books 2008)

Giornalista, autrice e traduttrice, ha coordinato la redazione della rivista online «alfabeta2» dal 2014 fino alla sua chiusura, nel settembre 2019. In precedenza ha diretto la sezione Arti del settimanale «pagina99», ha lavorato alle pagine culturali del quotidiano «il manifesto» e ha curato alcune edizioni del festival romapoesia. Da diversi anni si occupa di promozione della lettura in Italia e all’estero. Il suo libro più recente, “111 cani e le loro strane storie”, è uscito nel 2017 per Emons e l'anno successivo è stato tradotto in tedesco.

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